Quando si vede tutto nero…

depressione post partumQuando si vede tutto nero…quando tutto sembra faticoso e impossibile..quando ci si sente inadeguate e disorientate nel ruolo di neomamma consigliamo di non isolarsi, ma, al contrario, di sforzarsi di frequentare persone e posti in cui confrontarsi e socializzare. La condizione di isolamento non crea benefici ne’ alla figura materna, ne’ al neonato. E’ importante in questi periodi di forti cambiamenti riuscire a maturare una consapevolezza della propria insofferenza o stato depressivo e chiedere aiuto a dei professionisti.

Imparare a delegare e ritagliarsi uno spazio creativo per sè  è fondamentale per riuscire a stabilire un buon distacco tra sè e il proprio piccolo riflettendo sul classico senso di colpa che ogni madre sperimenta ed elabora a modo suo.

Poter condividere le fatiche significa anche alleviare un po’ di stress e non dovere pensare a tutto. Farsi aiutare dal partner o da una amica è fondamentale per non sentirsi tutto sulle spalle e farsi divorare dal panico. Pensate sempre che si tratta di una fase passeggera della vita dalla quale potete uscirne chiedendo aiuto.

Per qualsiasi cosa siamo qui.

E’ il momento giusto per togliere il pannolino?

wcL’estate è ormai arrivata e con essa anche la preoccupazione dei genitori che devono far togliere il pannolino al proprio bambino che si appresta ad entrare alla scuola materna. Se si è al mare è davvero il momento buono per incominciare questo passaggio, talvolta più complicato e faticoso del previsto (il fatto di stare con il costumino sulla spiaggia e potersi mettere anche qualche “imprevisto” è molto utile per rendere l’atmosfera più rilassata). D’altronde per il bambino si tratta di lasciare una comodità e imparare a controllarsi, proprio come i grandi. Questo richiede fatica, impegno, concentrazione, ma anche la sensazione che mamma e papà siano sereni e non abbiano “l’ansia da prestazione”. Senz’altro ci saranno tante pipì addosso, bisognerà portarsi con sé molto cambi e sforzarsi di avere una gran pazienza: è normale, tutti attraversano questa fase. Ma ciò che può fare la differenza è il comportamento di noi adulti:

-mai sgridare un bambino se si fa la pipì addosso

-mai ridere di lui, tanto meno davanti ad altri

-procedere con sicurezza, coerenza, ma flessibilità mentale

Infine, tre libri che possono facilitare questo compito per il vostro bimbo: “Corso di pipì” di Mo Willems”; ” Anna impara ad usare il water” di Kathleen Amant e “Basta pannolino!” di Nava e Guicciardini

Forza, siamo con voi!! E ricordiamoci che un bambino per crescere deve sempre fare due passi indietro e prendere la rincorsa!

Il sostegno a scuola

sostegnoQuando, autonomamente o con il suggerimento degli insegnanti, ci accorgiamo che il nostro bambino ha bisogno di un aiuto a scuola perchè non è in grado di apprendere alla stessa velocità dei suoi compagni, è importante sapere come procedere.

A Milano l’unico ente che può richiedere un sostegno alla ASL è la UONPIA di zona (Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza) dove un’ èquipe multidisciplinare valuterà la situazione attraverso colloqui con i genitori e osservazioni del bambino (giochi e test). Il passaggio successivo consiste nel prendere un appuntamento alla Commissione (Via Oglio o Via Ricordi, a seconda della zona di residenza) portando poi il bambino e la relazione scritta dalla UONPIA. Si aspetta dunque il riscontro della Commissione di professionisti e, se positivo, si porta il certificato a scuola. Con questo documento la scuola è obbligata a offrire delle ore di sostegno al bambino in difficoltà.

Chiaramente, oltre all’aspetto burocratico, c’è tutta la parte più emotiva che riguarda il disagio del bambino nell’accettare di ricevere un aiuto che altri non hanno e dunque sentirsi diverso, ma anche quello dei genitori che devono riconoscere la non autonomia del figlio. Sebbene sia un percorso doloroso, riteniamo per esperienza che possa essere una strada utile ed efficace per far fronte alle difficoltà e rafforzare il bambino.

N.B. Fate attenzione ai tempi perchè bisogna procedere con largo anticipo!

Fare i compiti insieme è una lotta!

studioSpesso capita che i genitori non riescano ad aiutare serenamente i figli nel fare i compiti. Non perché non siano in grado o non abbiano gli strumenti giusti per farlo, ma semplicemente perché tra genitori e bambini è frequente che si instaurino delle lotte continue che portano solo confusione e nervosismo. oppure spesso i genitori tendono involontariamente a sostituirsi ai bambini, non facendo sperimentare loro anche l’errore e la frustrazione. Qual è quindi la soluzione ideale? Farli aiutare da qualcuno di esterno, che sia un amico di famiglia o una ragazza o un ragazzo che sappia approcciarsi correttamente ai bambini insegnando loro il metodo di studio più adatto a quella specifica situazione. A maggior ragione è importante chiedere aiuto a professionisti esterni nel caso di disturbi specifici dell’apprendimento dove è necessario un bagaglio teorico maggiore per venire incontro alle difficoltà del bambino.

Dove sono finiti i papà?

 

papàMolto spesso le mamme, nonchè madri, si lamentano della “magica” sparizione dei mariti-papà nell’educazione dei figli. Non che non siano presenti in casa, ma pare che si dileguino al momento di aiutare la madre nelle faccende di casa o sollevarla dalle cure quotidiane dei bambini: dal bagnetto, all’incontro a scuola, dall’aquisto dei pannolini all’insegnamento delle regole. Di fatto assistiamo ad un grande cambiamento sociale: oggigiorno, infatti, il padre autoritario che detta la legge e la fa rispettare con maniere più o meno buone non c’è quasi più. Purtroppo o per fortuna? Lo lasciamo giudicare a voi, ma quello che ci sentiamo di dire forte e chiaro a tutte le mamme è però questo… Facciamoci un esame di coscienza, non tutti i padri sono degli scapestrati: spesso sono le donne ad allontanarli più o meno inconsapevolmente. I papà non vengono coinvolti e, con la scusa del lavoro, li lasciamo in disparte come se fossero meno importanti delle donne. Riflettiamo su questa dinamica: tutta la famiglia in qualche modo ne risente.

Letterina di una Mamma a Babbo Natale

Caro Babbo Natale,

mi piacerebbe che quest’anno i miei figli possano condividere con me il momento della preparazione dell’albero, e del’addobbo della casa senza rompere le palline appena comprate o litigare furiosamente per chi abbia l’onore di appoggiare la stella cometa sulla punta.. Ti chiedo inoltre di non soddisfare ogni desiderio dei miei piccoli: hanno già tanti giochi e non ne possono più delle chitarre di plastica o dei dvd di Peppa Pig, credo che due libretti istruttivi possano valere molto di più!

Vorrei anche che prima del pranzo di Natale con tutti i parenti mi aiutino ad apparecchiare la tavola o a fare qualche piccola commissione in modo da sentirsi utili e importanti.

Insomma..forse ti sto chidendo troppo, ma desidererei che la vera magia del Natale (quella che unisce le famiglie e le fa rallegrare nonostante la crisi e le brutte notizie) abbia inizio…

Mio figlio è dislessico: come posso aiutarlo a studiare?

Si sa, tra genitori e figli sorgono spesso piccoli conflitti durante il momento dei compiti. Gli adulti, infatti, hanno delle aspettative e i bambini si innervosiscono molto facilmente soprattutto in quelle situazioni particolari dei disturbi specifici dell’apprendimento (dislessia, disortografia,discalculia e disgrafia). Se è fattibile, la soluzione migliore sarebbe quella di far aiutare i figli da un’altra persona, estranea (ma fidata, ovviamente) che non inneschi quelle consuete dinamiche familiari tanto odiate da tutti. Ad esempio, al Cobaby di Piano C ci sono delle psicologhe esperte in grado di svolgere un sostegno nei compiti, favorendo l’apprendimento di un metodo di studio e, a seconda dell’età, di una graduale autonomia. Il lavoro, basato sull’ utilizzo di metodi compensativi e tecniche cognitive specifiche, è individuale affinchè l’attenzione dell’operatore sia incentrata solo su quel bambino, che ha necessità e difficoltà diverse da ogni altro.

 

Per maggiori informazioni: 346-6892154; info@mammechefatica.it 

Come spiegare la diversità senza…

Come spiegare la diversità ai nostri bambini senza ferire o cadere nella retorica?

Cosa rispondere alla domanda: “Mamma perché quel bambino è strano?”

MammeCheFatica prova a rispondere così: Tutti noi siamo uguali e diversi insieme.

Ci sono alcuni bambini che possono sembrarti strani, ma anche tu potresti essere strano per loro, sai? E poi, anche se quel bambino non parla o non cammina o non vede riuscirà a fare delle cose magiche che tutti gli altri proprio non riusciranno a fare, sai?!

Ci sono bambini speciali e  magici, che hanno una fantasia strepitosa, che vivono in un loro mondo ma che sono molto più presenti e sensibili di tanti adulti ad esempio!.

Non bisogna aver paura, non bisogna temerli, né ignorarli. Aiutarli, giocarci insieme, inventare nuove forme comunicative è utile e formativo anche per noi. Per i bambini, per le famiglie, per gli adulti. Il poter condividere momenti emotivamente forti è un dono grandissimo. è un’esperienza formativa sul piano umano che auguriamo a tutti di poter sperimentare e vivere. Perché solo così può cambiare il punto di vista verso la diversità, non è vero?

Arricchiamoci delle nostre reciproche differenze” scriveva Paul Valéry

Raccontateci le vostre esperienze, forza.Vogliamo sapere come avviene l’accoglienza in classe, se ci sono delle resistenze o delle difficoltà.