Come aiutare i bambini ad essere sempre più autonomi?

Come diciamo sempre non esiste un “manuale di istruzioni” per i genitori, né delle regole rigide uguali per tutti. I bambini sono tutti diversi (con le loro storie, famiglie, personalità..), così come i loro genitori e dunque ognuno deve trovare la modalità che è giusta per lui/lei in quel dato momento. Noi possiamo solo dare qualche suggerimento da provare:

-spronatelo a fare da solo compiti in cui è in grado

-valorizzate le sue risorse

-non sostituitevi a lui/lei, nemmeno se avete fretta

-non fate confronti con altri bambini: ognuno ha il suo tempo

-non pretendete comportamenti troppo adultizzati che non sono in linea con la sua fase evolutiva

Essere autonomi significa essere nella situazione di dire “Ce l’ho fatta!” e i genitori devono favorire queste piccole/grandi acquisizioni che permettono di crescere e maturare. Forza Mamme e papà, crediamo in voi e nelle vostre capacità educative!

Genitori Single: crescere un figlio da sola…

genitore-singleSono sempre più numerosi anche in Italia, i genitori single che crescono un figlio da soli. Cerchiamo di capire nel concreto come riuscire ad organizzarsi il tempo. Il tempo con i figli, il tempo del lavoro, quello per sè e quello per tutti gli imprevisti che la crescita di un bambino comporta…Dal nostro punto di vista psicopedagogico è importante sapersi organizzare, ma anche saper delegare e saper chiedere aiuto. Questi aspetti sono fondamentali per capire che non si può “strafare”, altrimenti a lungo termine si rischia di non stare bene, nè con sé stessi, né con il proprio bambino. Crearsi una rete di amicizie e contatti con i quali condividere esperienze (anche simili alle proprie) onde evitare di sentire troppo tutto il peso e le responsabilità sulle proprie spalle e soprattutto onde evitare di proiettare sul figlio paure e timori di cui non deve farsi carico. Con i bambini piccoli invitiamo a condividere e leggere insieme vari libri che raccontano storie simili alla propria senza doversi sentire strani o diversi dagli altri. Vi invitiamo sempre al dialogo e a spiegare in modo tranquillo (anche se doloroso) il motivo della crescita con un solo genitore creando una buona forma di collaborazione e condivisione valida per tutte le età per cercare in tutti i modi di stare bene, recuperando uno stato di serenità senza essere in preda a sensi di colpa.

Inserimento al nido: come fare?…

Settembre è il mese della ripresa, ma per tanti bambini rappresenta invece l’ inizio di un nuovo percorso di gioco e di crescita: l’ingresso al nido!

Vediamo insieme, step by step, i punti fondamentali per far sì che si tratti di un momento piacevole per il piccolo e per la mamma/o la figura che segue il distacco. L’inserimento rappresenta la prima fase iniziale dell’ ingresso al nido o alla Scuola dell’ Infanzia e come tutte le novità può essere fonte di ansie o paure che l’adulto deve essere in grado di verbalizzare. In questa prima fase l’adulto di riferimento che accompagna il piccolo ha un ruolo molto importante: deve rassicurare e contenere l’ eventuale pianto nel momento del distacco. (Se l’ adulto non è sicuro o convinto difficilmente trasmetterà un atteggiamento di fiducia e di sicurezza al proprio piccolo). Nel momento in cui si lascia il bambino (anche solo per poco tempo) nelle mani delle Educatrici è bene essere in sintonia e affidarsi ai loro suggerimenti per mantenere un atteggiamento coerente. Un errore classico consiste nel dire: “Fai il bravo che poi la mamma ti porta un regalino”. Ricordiamo che il nido deve essere col tempo un luogo stimolante di crescita, non una punizione! Rassicurate i vostri bambini e raccontate loro anche le vostre difficoltà e i vostri timori. Solo così potranno capire la gioia di ritrovarsi e ricongiungersi dopo una lunga giornata. Evitate i paragoni tra i bambini (“Guarda! Lui è bravo e non piange come te”) poiché ognuno ha i suoi tempi di ambientamento che non diminuiscono certo con queste frasi! Parlatene a lungo, leggete dei libretti insieme e datevi “un tempo” per metabolizzare questa nuova grande avventura.

 

 

 

 

Come crescere un bambino sicuro di sé?

Questo è un dilemma per tutti i genitori che -naturalmente- desiderano il meglio per il loro figlio…Purtroppo nessuno è in grado di infondere magicamente sicurezza e serenità nei bambini, ma senz’altro ci sono comportamenti da parte degli adulti che possono contribuire a favorire una crescita sana ed equilibrata. Se mamma e papà sono sicuri, fiduciosi e ottimisti per primi, il figlio non può che risentirne positivamente, ad esempio. Infatti fin dai primissimi giorni di vita i bambini assorbono il clima emotivo in casa e le relazioni fra gli adulti che lo circondano, facendole proprie. Inoltre i piccoli si specchiano nel viso della mamma- in particolare- per sapere come interpretare una situazione, quindi, a seconda dell’espressione materna, il bambino avrà una certa reazione piuttosto che un’altra. Infine, più che le parole d’affetto (importanti, naturalmente), contano i gesti, le espressioni, il contatto fisico. Le coccole e gli abbracci contengono fisicamente il bambino, lo rassicurano e lo fanno sentire accolto e importante. Ad una prima lettura tutto questo può sembrare facile, ma non lo è perché i genitori sono esseri umani, compiono degli errori, hanno mille motivi per essere arrabbiati, delusi, frustrati e tristi e non sempre riescono ad essere teneri e calorosi (anche perché in alcuni casi da bambini non hanno ricevuto questi gesti e non sanno ora come metterli in atto). Ci vuole pazienza, poche pretese da sé, ma è necessario essere sempre pronti ad interrogarsi e mettersi in discussione.. ricordiamoci tuttavia che i figli sanno essere molto indulgenti con i genitori imperfetti e continuano ad amarli e idealizzarli.

Lasciamo che i bambini facciano i bambini!

Cosa intendiamo dire con questo titolo? Che troppo spesso notiamo come gli adulti inconsapevolemnte spingano i bambini ad essere molto più grandi dell’età anagrafica che hanno vestendoli da ragazzini, considerandoli alla pari o ancora affidando loro responsabilità che non dovrebbero avere. Ogni cosa a suo tempo, diciamo  spesso. E’ chiaro che se trattattiamo i nostri bambini come se fossero già adolescenti o giovani adulti che non possono fare certi errori, loro poi manifesteranno in qualche modo un certo disagio e noi faremo fatica a gestirli. Dunque i cosiddetti capricci sono assolutamenti normali, i pianti di notte per venire da noi nel lettone anche, le ginocchia sporche e sbucciate dopo un pomeriggio di giochi idem. Perchè invece delle volte pretendiamo che i bambini siano dei robottini perfetti, che superino le tappe evolutive senza fatiche e che, anzi, siano già in grado di capire temi da adulti quando gli facciamo delle ramanzine inutili e troppo complesse? Forse siamo noi che abbiamo fretta che crescano, abbiamo troppe aspettative su di loro perchè se sono precoci possiamo esserne orgogliosi come genitori? Riflettiamoci bene, ne va del loro benessere futuro.

Le provocazioni dei bambini: com’è meglio comportarsi?

Spesso l’oppositività e la provocazione sono associate alla fase adolescenziale, dove i figli stanno crescendo e biologicamente sentono la spinta a rifiutare i genitori e gli adulti in generale. In realtà, a livelli inferiori, anche nei bambini piccoli si possono riscontrare moti di rifiuto, opposizione, rabbia e provocazione. A partire dai due anni circa, infatti, i bambini imparano a capire di essere persone distinte dai genitori, con il potere di affermare la propria volontà. Dunque iniziano i cosiddetti capricci (termine dispregiativo che non approviamo molto), i “No”, le urla e le sfide. In qualche modo è come se il bambino chiedesse provocatoriamente a mamma e papà: “Mi vuoi bene anche se faccio il monello?”. Se la reazione dei grandi è ferma, ma anche comprensiva, i bambini riceveranno quel senso di fiducia fondamentale per poter crescere in armonia. Se invece gli adulti trasmettono un messaggio giudicante, che suona come un’ etichetta indelebile (“Sei un monello, cattivo, intrattabile!”), alla lunga i figli non faranno altro che confermare l’idea che gli altri hanno di lui. Riflettiamo sull’influenza enorme che i comportamenti degli adulti hanno sui bambini in fase evolutiva.

Le bugie dei bambini: come comportarsi?

Talvolta a partire dalla scuola d’infanzia i bambini tendono a raccontare delle storie fantasiose e non aderenti alla realtà (non delle “bugie” vere e proprie come lo intenderemmo noi adulti), sinonimo di intelligenza e creatività. Ma perchè lo fanno? Non certo per prenderci in giro, ma per lo più per attirare l’attenzione per rendersi sempre più autonomi e indipendenti dalle figure genitoriali. Contrariamente a quello che si potrebbe pensare, inventare storie rappresenta un raggiungimento evolutivo importante che implica la comprensione da parte del bambino di avere un pensiero suo personale,non evidente agli altri e su cui i grandi non hanno poteri.

Dai sei anni in poi, invece, i bambini possono raccontare bugie in modo consapevole e intenzionale poichè riconoscono la differenza tra verità e invenzione. Lo scopo principale delle menzogne è quello di non deludere le aspettative di mamma e papà, mostrandosi sotto una luce migliore.

Come reagire di fronte a questi episodi, talvolta anche spiacevoli e frustranti per i genitori? Con i bambini più piccoli MammeCheFatica vi suggerisce di non accusarli di essere dei bugiardi, ma di sorprederli con una battuta, usando l’ironia per far capire loro che abbiamo capito. L’importante è cercare di comprendere, se possibile, la ragione di fondo della bugia, mettendosi nei panni del bambino. Infatti punirlo in modo eccessivamente severo o con spiegazioni troppo lunghe e pedanti non hanno la stessa efficacia di una battutta che lo spiazza (ma è chiaro che si tratti di un comportamento sbagliato che va ripreso).

Operazione “Spannolinamento”?

Il passaggio dal pannolino all’uso del vasino e del water non è un momento da sottovalutare e spesso i genitori ci chiedono aiuto, molto angosciati, per superare momenti d’impasse. Perchè può rappresentare un problema per i bambini? Perchè per loro si tratta di un passaggio verso un controllo sfinterico consapevole, per niente facile, nè automatico. Crescere è bello, ma talvolta fa anche paura! Inoltre i piccoli avvertono l’ansia e le aspettative degli adulti che suscitano in loro una certa agitazione che, in alcun casi, può portare ad un blocco vero e proprio con comportamenti anche di rifiuto, oppositivi e rabbiosi. Ecco sei consigli per affrontare al meglio questo momento delicato:

1.Proponete il vasino o il riduttore sul water solo se veramente pensate che il vostro bimbo sia pronto

2.Presentatelo come fosse un gioco e non un compito

3.Leggete insieme un libretto per bambini che parla dell’argomento

4.Abbiate immensa pazienza: è normale fare fatica e talvolta regredire

5.Non punite il bambino se fa pipì o pupù addosso

6.Non fate ironia sull’argomento e non fate confronti con chi è più avanti di lui

Tra tentavi ed errori riuscirete insieme ad affrontare anche questa operazione “spannolinamento” che ovviamente va eseguita in modo progressivo: i primi giorni toglierete solo 20 min. il pannolino, poi aumentate in modo progressivo. Consigliamo di mantenere per il riposino pomeridiano e la notte il pannolino e toglierlo in modo graduale valutando bene le condizioni del bambino. Non ha senso togliere quest’ ultimo di fretta e poi doverlo rimettere: per il bambino rappresenta una piccola sconfitta.

 

 

Via il pannolino! Sì, ma il water fa paura..

Quando arriva il bel tempo e le giornate d’estate, si sa, i genitori previdenti iniziano ad insegnare ai bambini a controllare gli sfinteri in vista del passaggio alla scuola materna previsto per Settembre. Ma come evitare le “battaglie” per togliere il pannolino e far provare ai bambini il vasino o il water? Una soluzione magica, che vada bene per tutti, purtroppo, non esiste, ma proviamo a darvi qualche suggerimento per rendere la situazione meno problematica possibile:

-presentare la novità come un gioco, non un’imposizione

-scegliere un periodo di tranquillità e spensieratezza, non in concomitanza con episodi particolari (quali la nascita di un fratellino, un trasloco, una malattia o una separazione)

-non insistere se il bambino sembra spaventato o non pronto al passaggio

-non parlare delle sue eventuali diffcioltà con altri adulti davanti a lui

-non fare confronti con fratelli/amici

-non avere troppe ansie da prestazione: il bambino lo sente e si irrigidisce

Tutti attraversano questo momento di passaggio, chi con facilità, chi con qualche inciampo: siamo tutti diversi! L’importante è che gli adulti intorno al bambino lo facciano sentire accolto in ogni caso. In bocca  al lupo!