In generale, uno degli argomenti che affrontiamo di più durante i colloqui con i genitori presso gli asili, lo studio e le aziende rappresentano il tema del cambiamento. Come fare a spiegare un cambiamento spesso dovuto e necessario al nostro bambino? Come potrà reagire? Come posso sostenerlo in questa fase di transizione?. I cambiamenti sono importanti anche nei bambini e non devono spaventarci poiché ci consentono di crescere e di osservare le situazioni da punti di vista differenti. Forse ciò che ci preoccupa non è tanto il cambiamento in sé ma la percezione del cambiamento stesso. Molte volte è l’idea a fermarci, non tanto l’atto di per sé stesso. Invitiamo sempre i genitori ad affrontare tutti i tipi di cambiamento (piccolo o grande che sia) utilizzando e privilegiando il dialogo. Parlare significa anche rassicurare e proteggere. Anche se si tratta di bambini piccoli, capiscono perfettamente il senso. Inoltre un altro ingrediente fondamentale è il darsi tempo. Ci vuole tempo per accettare il cambiamento: che si tratti del ciuccio,del pannolino, dell’allattamento, della nanna nel lettino, perfino di una separazione,di una casa, di una città nuova o di una nuova scuola.
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E se il mio bambino non parla ancora?
Intorno all’anno, si sa, i bambini tendenzialmente incominciano a dire le loro prime paroline, ma, come sottolinea sempre MammeCheFatica, ogni bambino ha i suoi tempi, ben diversi da quelli dei manuali di pedagogia o puericultura. Quando è il caso di iniziare a preoccuparsi se il proprio bambino non dice nulla o davvero pochissime parole? Se gli altri aspetti (motorio, sociale, cognitivo..) ci sembrano funzionare bene, si può anche aspettare fino ai tre anni di età. L’importante è che il bambino interagisca in qualche modo con adulti e coetanei attraverso una comunicazione non verbale, che sia curioso del mondo circostante e risponda se chiamato per nome. Lo sviluppo del linguaggio dipende da moltissimi fattori e non ci deve allarmare se in ritardo rispetto ad altri bambini se tutto il resto procede bene. L’importante è sempre:
-non forzare il bambino a parlare
-non fare confronti con gli altri
-mantenere il controllo e scacciare l’ansia: si è ancora in tempo per intervenire ed eventualmente farsi aiutare
-non insistere eccessivamente sulla corretta pronuncia
-non prenderlo in giro se si esprime male
-stimolarlo con la lettura di fiabe e storie (l’apprendimento per imitazione funziona sempre molto!)
-verbalizzare i suoi desideri/sentimenti
Dieci consigli per affrontare la paura del water dei nostri bambini
Da sempre è il tema più discusso sul nostro blog: ci chiedete suggerimenti privatamente o sottoforma di commenti ai post.. proviamo a rispondevi e spesso ci date un feedback positivo. E’ giunto il momento di fare una sintesi dei concetti secondo noi più importanti. Ecco 10 consigli per affrontare la paura del water dei bambini:
- Non prendere in giro il bambino che si fa la pupù/pipì addosso: per lui sarebbe troppo umiliante
- Non parlarne continuamente
- E soprattutto evitare di farlo di fronte ad altre persone
- Utilizzare dei libri per bambini sul tema: leggere insieme delle storie in cui il bambino si può identificare aiuta molto
- Non fare confronti con fratelli/cugini/amici
- Non minacciare il bambino con frasi del tipo: “Se non la fai nel water/vasino, salti la merenda” o “..la mamma non ti vuole più bene”
- Non forzarlo o insistere
- Non accusarlo o farlo sentire in colpa
- Mostrategli come sia un comportamento naturale anche per noi adulti
- Non perdete la speranza: tutti compiono questo passaggio prima o poi, ma si devono rispettare i tempi diversi di ogni bambino
E se ancora avete difficoltà, scrivete a info@mammechefatica.it , faremo il possibile per darvi una mano!