Come comportarsi con i bambini quando c’è un lutto in famiglia?

Il lutto di una persona cara in famiglia genera ovviamente grande dolore e a questo, talvolta, si aggiunge anche l’angoscia di doverne dare comunicazione ai bambini. Gli adulti sono molto preoccupati all’idea di ferire e addolorare i più piccoli e per questo, presi anche dalla tristezza personale, commettono alcuni errori di valutazione, anche se in buona fede. Vediamo dunque cosa non si deve fare in queste situazioni:

-mentire momentaneamente dicendo che la persona è partita o omettere l’accaduto

-allontanare troppo dalla routine il bambino

-pensare che farsi vedere tristi sia un problema (basta invece spiegare che anche i grandi sono tristi, che si può tranquillamente piangere e arrabbiarsi in modo da far sentire più libero il bambino di esprimere il proprio dolore)

-rifiutarsi di affrontare il tema se il bambino lo chiede espressamente (ache se può essere doloroso è importate parlarne liberamente)

-se si decide di non portare il bambino al funerale è importante accompagnarlo al cimitero per permettergli di individuare il luogo dove può andare a salutare la persona defunta (infatti talvolta dire: “X adesso è in cielo e ci guarda da lassù” può essere un’indicazione confusiva perché troppo vaga e poco concreta per i più piccoli).

Quali sono le parole giuste per dirlo?

comunicarePer alcune situazioni drammatiche e penose non ci sono le parole giuste da utilizzare con i più piccoli. Non ci sono proprio parole quando il dolore sovrasta tutto. Senz’altro, però, ci sono alcuni accorgimenti da seguire. Vediamone alcuni:

-non nascondere mai al bambino, anche se piccolo, ciò che sta accadendo. I bambini colgono tutto, anche le emozioni più profonde e non è vero che non parlando di malattie, lutti, separazioni ecc stanno meglio e non vengono feriti. Anzi. Ogni bambino va rispettato e così i suoi sentimenti

-usare parole semplici e chiare, sottolineando sempre il fatto che quello che sta succendo non dipende da lui, il bambino non ha alcuna responsabilità e dunque non deve sentirsi in colpa

-preparare il più possibile prima il piccolo a quello che succederá, se  il caso anche avvalendosi di un aiuto psicologico di un professionista esterno e informare educatrici, insegnanti e tutte le persone adulte che si occupano di lui per creare una buona rete di sostegno

-gli adulti intorno al piccolo devono sentirsi liberi di mostrare le proprie emozioni senza timori, solo così anche lui potrà sentirsi legittimamente triste e arrabbiato senza la paura di star facendo qualcosa di sbagliato

Come vanno i pianti all’asilo?…

Ormai è passato un po’ di tempo, dai primissimi post di Settembre, tutti incentrati sul tema dell’inserimento all’asilo nido e sul distacco.

MammecheFatica vuole sapere come state voi mamme, e come stanno i vostri bambini.

Piangono tanto? Certo, saranno dispiaciuti nel vedervi andare via, ma l’importante è che trovino le risorse adeguate per giocare e fare nuove esperienze.

“Ciao Mamma, ho capito che tornarai!” questo – scrive Grazia Honegger Fresco in “Un Nido per Amico” (ed. Meridiana) è il momento giusto per separarsi, ovvero quando “il bambino ha raggiunto questa certezza” e quindi ha capito ed è consapevole che la sua mamma/papà tornerà presto. L’autrice afferma inoltre: “occorre una situazione protetta, attraverso un adulto di cui si fida, che lo aiuti a trasformare la tristezza della perdita in qualcosa di accettabile“.

Queste parole ci sembrano le più adatte a descrivere le sensazioni che molte di voi, stanno provando in questo periodo di ambientamento.

Vi ritrovate?