Smartphone: bambini e preadolescenti

Sulla base dei fatti di cronaca dei giorni scorsi (la morte della bambina di 10 anni a Palermo) occorre una riflessione collettiva sull’uso e sul significato dei vari dispositivi ai bambini e ragazzi. Purtroppo l’utilizzo e anche per tante ore consecutive è diffusissimo. Si tratta di un atteggiamento ormai consolidato da tempo al quale ci è completamente sfuggito di mano il controllo. Cosa può fare l’adulto? Come può intervenire? Il compito dell’adulto non consiste- come si pensa- di controllare e peggio ancora di spiare ciò che fa il bambino, piuttosto di attivare un continuo rapporto basato sulla fiducia e sul dialogo che deve iniziare già durante la Prima Infanzia. Inutile negare la realtà, dove siamo tutti alle prese con cellulari, smartphone e compagnia bella (non solo per lavoro ma anche per svago e noia). Proviamo invece a far capire loro quanto è importante e necessario valorizzare i rapporti umani (con la famiglia, i pari,la scuola ecc) e dare sempre loro la priorità. Isolarsi e rifugiarsi su internet per ore non è salutare per nessuno. Meglio creare i presupposti per una passeggiata insieme o trascorrere del tempo con i pari facendo qualcosa in grado di coinvolgerci in modo attivo e concreto.

  • Il tempo che si trascorre sui dispositivi invece va mediato e organizzato insieme a seconda dell’età e delle necessità accettando il monitoraggio dell’adulto (non tanto per dare limiti autoritari piuttosto per proteggere il minore). 
  • Non deve mai essere vissuto come un elemento fondamentale e indispensabile alla nostra esistenza ma come un elemento aggiuntivo dal quale dobbiamo e possiamo staccarci senza sviluppare forme di dipendenze e isolamento.

 

 

Come spiegare la morte e la perdita ai bambini

In questo lungo e faticoso periodo storico post Covd uno degli argomenti più richiesti è stato ed è tutt’ora quello riguardante il concetto della perdita e della morte di una persona cara. Come spiegare tutto questo ad un bambino piccolo? Aspetto che mi faccia la domanda e intanto passa il tempo oppure glielo dico? E se poi soffre di più? Questi e altre ancora sono gli interrogativi più ricorrenti. Premesso che trattare questo argomento non è mai semplice, perché comunque porta anche l’adulto su un piano di sofferenza e di dolore, crediamo sia fondamentale spiegare e raccontare al bambino a seconda della sua età con l’intento di dire sempre la verità senza dover nascondere la realtà circostante offrendo nel contempo un forte sentimento protettivo. Nella pratica suggeriamo di:

  • parlarne insieme in un tono sempre tranquillo
  •  accogliere tutte le domande anche le più strane e misteriose
  • leggere insieme un libro che tratta questo argomento
  • spiegare che si tratta di un evento universale che ci riguarda tutti in quanto esseri umani
  • non vergognarsi di piangere o manifestare tristezza
  • salutare la persona cara in foto o al cimitero  e parlarle talvolta è un modo per sentirla sempre vicino
  • rassicurare e offrire protezione nei gesti e nella quotidianità nonostante la situazione
  • mettere in conto un periodo un po’ più difficile ed emotivamente complesso per tutti, piccoli e grandi necessario e fondamentale per elaborare il lutto

Come affrontare il distacco a casa (parte II)

Nel post precedente si parlava di come affrontare il distacco a casa in particolar modo dalla figura materna. Come può interagire invece la figura paterna/ i nonni ecc..? Sappiamo quanto sia difficile entrare in gioco, specie se il piccolo preferisce stare tra le braccia della mamma, ma talvolta può essere necessario. Quando prendete voi in mano la situazione fate capire che non siete da meno, sottolineando sempre che la mamma arriva, (evitando di distrarre senza spiegarne il reale motivo). 

  • E’ importante che il bambino senta e percepisca la vostra sicurezza.
  • Proporre una canzoncina o un rituale già conosciuto aiuta inevitabilmente ad entrare più velocemente in sintonia (come ad esempio il gioco del cucù, le bolle di sapone)
  • Il bambino non ha bisogno di premi o regalini o biscotti:  ha bisogno di un adulto sicuro e rassicurante in grado di contenere anche il probabile pianto
  • Quando piange e piange forte occorre tenere duro e non andare in pezzi altrimenti il piccolo lo sente e piangerà ancora di più
  • Mai dire: “Basta piangere”. Piuttosto saper accogliere e accettare il pianto e riuscire a tradurlo in parole: se un bambino piange, un motivo c’è sempre. Va capito e aiutato a passare dalla dimensione malinconica ad uno stato di maggior fiducia e serenità anche in casa: provando a giocare e trascorrere del tempo insieme pur aspettando la propria mamma.

 

Come affrontare il distacco anche a casa (I parte)

Si parla spesso di distacco riferito all’ambiente nido, quando il genitore (nella maggior parte dei casi, la figura materna) saluta e si congeda dal suo bambino. Questa dinamica però avviene anche a casa e non è sempre facile da gestire. In primo luogo salutarsi e doversi staccare dal proprio bambino piccolo (0-24mesi) non è mai un’impresa semplice ed è un qualcosa che sfugge ad ogni possibile calcolo prevedibile. Talvolta diventa difficile e complicato anche spostarsi in un’altra stanza, andare in bagno, fare una telefonata o accettare l’altra figura genitoriale. Cosa fare in queste situazioni?

  1. Sicuramente può essere utile sul piano pratico, oltre a raccontare al piccolo che la mamma o il papà tornano sempre, focalizzarsi sul gioco del cucù. Nascondersi e riapparire è forse il gioco relazionale più antico e potente che, se ripetuto più e più volte al giorno, ha una funzione protettiva e rassicurante.
  2. Anche leggere insieme delle storie brevi che affrontano il tema del distacco dalla figura materna è sempre utile.
  3. Accettare questa fase spiegando al piccolo e valorizzando sempre i momenti in cui si sta insieme, ma nello stesso tempo saper dare molta importanza e attenzione anche al tempo che il bambino trascorre con le altre figure (papà,nonni,nido,tata) affinché possa accettare la distanza, vivendola al meglio nel frattempo.

(Fine parte prima)

Pedibus: un’esperienza da imitare

Si stanno moltiplicando le iniziative da parte di gruppi di genitori che decidono di promuovere l’esperienza Pedibus quindi creare una sorta di percorso sicuro per bambini e ragazzi che devono raggiungere la scuola a piedi scortati dai genitori stessi che a turno supervisionano il gruppo.

Si tratta di un’esperienza ricca di risvolti positivi sul piano sociorelazionale: in questo periodo storico così delicato soprattutto per la socialità, poter stare insieme e sentirsi parte di un gruppo è un sentimento importante anche da un punto di vista fisico (spesso i bambini non sono abituati a camminare, offrire loro la possibilità di camminare quotidianamente in fila è un valido esercizio). Speriamo di veder nascere tanti gruppi di Pedibus anche nelle realtà cittadine perché veder invadere le città di carovane di ragazzi ha effetti positivi per tutti. Il poter fare un pezzo di strada insieme a qualcun altro è sempre un’esperienza più divertente che farla da soli, e si riesce inevitabilmente a camminare più a lungo. Raggiungere un luogo o una meta a piedi è sempre più stimolante piuttosto che sedersi in macchina in modo passivo: è un’occasione per osservare il mondo con occhi diversi. E voi, cosa ne pensate? È un’idea fattibile nel vostro quartiere?

Bentornati Bambini si ricomincia!

Bentornati a tutti i bambini, i genitori e le educatrici e insegnanti che da domani ricominciano la quotidianità a scuola dopo le festività natalizie. Mettete sempre in conto che dopo qualche giorno di vacanza (anche se trascorsi in casa per i bambini è sempre una piacevole occasione per stare con voi) potrebbero avere un po’ di malinconia nella fase del distacco mattutino. Ma con un atteggiamento sicuro verso il piccolo da parte vostra e dell’adulto che lo accoglie si risolve facilmente dato che si tratta di un ritorno verso un ambiente già conosciuto ed esplorato. Importante però: mai negare la difficoltà del piccolo piuttosto aiutarlo a superarla insieme anche nei giorni a venire. Tentiamo anche un Bentornati ai ragazzi delle Superiori che torneranno a scaglioni in presenza al 50%. Ci auguriamo possano tornare a pieno ritmo perché è davvero imbarazzante non trovare altre soluzioni e lasciarli a casa, senza considerare tutte le conseguenze da un punto di vista sociale e relazionale (senza tralasciare l’aspetto pratico dell’organizzazione e la gestione della quotidianità a casa con stanze e schermi da condividere). Speriamo che l’anno possa davvero iniziare al meglio (nonostante la situazione) per tutti, nessuno escluso. Un pensiero va anche ai piccoli che quest’anno per vari motivi non partecipano alla vita del nido o della scuola dell’infanzia: cercate di favorire e promuovere in un contesto sicuro una continua socialità con altri pari per offrire loro occasioni di gioco e scambio di esperienze sempre fondamentali per crescere.

Paura del water nei bambini: come affrontarla

La Paura del water nei piccoli è uno dei post più cliccati da anni. E dato che il tempo passa, ma le domande restano, torniamo volentieri sull’argomento. Di seguito qualche suggerimento:

  • prendetevi il giusto tempo per proporre il passaggio pannolino-water. Non date retta ai consigli degli altri, ma sintonizzatevi sulle esigenze specifiche del vostro bambino
  • ognuno ha i suoi tempi e i suoi ritmi e vanno capiti e rispettati
  • cercate di incuriosire e coinvolgere il bambino verso la zona bagno (anche la pulizia del water stesso è un ottimo strumento per prendere confidenza!)
  • fate portare in bagno qualche gioco per fare in modo che il bambino possa invitare loro sul water e incoraggiarli a fare pipì o cacca
  • evitate di promettere regali o premi: puntate invece su un maggiore coinvolgimento
  • non stressate troppo il bambino chiedendo se deve andare in bagno. Ai bambini non scappa mai la pipì..nel senso che non ve lo diranno mai, soprattutto all’inizio dell’avventura! 
  • offrite loro la mano e accompagnateli verso il bagno: prendete voi l’iniziativa, senza aspettative
  • lo scopo ultimo è quello di promuovere l’autonomia degli sfinteri mantenendo un atteggiamento il più naturale e disinvolto possibile senza traumi, blocchi e paure
  • Per approfondire l’argomento, ecco il nostro video