Come comportarsi con i bambini quando c’è un lutto in famiglia?

Il lutto di una persona cara in famiglia genera ovviamente grande dolore e a questo, talvolta, si aggiunge anche l’angoscia di doverne dare comunicazione ai bambini. Gli adulti sono molto preoccupati all’idea di ferire e addolorare i più piccoli e per questo, presi anche dalla tristezza personale, commettono alcuni errori di valutazione, anche se in buona fede. Vediamo dunque cosa non si deve fare in queste situazioni:

-mentire momentaneamente dicendo che la persona è partita o omettere l’accaduto

-allontanare troppo dalla routine il bambino

-pensare che farsi vedere tristi sia un problema (basta invece spiegare che anche i grandi sono tristi, che si può tranquillamente piangere e arrabbiarsi in modo da far sentire più libero il bambino di esprimere il proprio dolore)

-rifiutarsi di affrontare il tema se il bambino lo chiede espressamente (ache se può essere doloroso è importate parlarne liberamente)

-se si decide di non portare il bambino al funerale è importante accompagnarlo al cimitero per permettergli di individuare il luogo dove può andare a salutare la persona defunta (infatti talvolta dire: “X adesso è in cielo e ci guarda da lassù” può essere un’indicazione confusiva perché troppo vaga e poco concreta per i più piccoli).

Cosa fare se piange tanto in asilo..

inserimento-nidoMammechefatica vorrebbe sapere come vanno i nuovi inserimenti che abbiamo seguito finora…come stanno i vostri bambini a distanza di un mese circa. Sappiamo bene che c’e’ qualcuno che probabilmente fa ancora un po’ di fatica, ma giustamente l’ambientamento al nido o alla Scuola Materna segue fasi e tempi differenti. Un aspetto molto importante è rappresentato dal distacco all’ingresso della struttura: l’adulto che accompagna deve essere in grado di “reggere” emotivamente il pianto (anche disperato talvolta) del proprio bambino e infondergli fiducia e ottimismo verso la giornata, i compagni e l’educatrice che lo accoglie. (Questo tipo di atteggiamento incoraggiante è fondamentale affinchè il piccolo associ la nuova struttura ad una situazione piacevole, non ad un posto negativo da vivere in attesa della mamma, piuttosto come un luogo di esperienze ludiche e non solo). La figura educativa invece deve rassicurare il bambino e la sua mamma o il suo papà che saranno doppiamente mortificati e angosciati nel lasciarsi in questo modo, trovando lo spazio per affrontare e condividere anche i momenti negativi e dolorosi senza dare nulla per scontato.

Il bambino, in modo lento e progressivo, inizierà a tranquillizzarsi e a trovare piacere nel poter condividere una nuova interazione sociale con i suoi pari. Come tutti i cambiamenti occorre tempo e pazienza e una grande capacità nel guardare lontano..senza sensi di colpa, senza troppi timori tutti ma proprio tutti i bambini troveranno una loro dimensione.

 

Le parole giuste per parlare ai bambini di Parigi

ParigiPurtroppo le parole giuste non esistono. Ma i bambini hanno il diritto di sapere com’è fatto il mondo in cui vivono, ma anche il diritto di capire perchè gli adulti intorno a loro sono così preoccupati per questi avvenimenti. Se sono grandicelli ne sentiranno parlare a scuola o da altri amici e dunque è un bene che li prepariamo. Con parole semplici e chiare proviamo a spiegare quello che è successo, cercando, naturalmente di non trasmettere loro la nostra angoscia, ma solo l’importanza del fatto. E’ inutile evitare l’argomento, fare finta di nulla o sminuire l’accaduto. I bambini sentono i discorsi, avvertono il clima emotivo intorno a loro e capiscono. Questo non significa trattarli da adulti, ma da persone intelligenti, seppur piccole e immature, in grado di cogliere anche le brutture del nostro mondo, senza perdere la fiducia e l’ingenuità tipicamente infantile. Gli ideali di Pace, Libertà, Tolleranza e Giustizia si insegnano a partire anche da questi episodi.

17 Novembre: La giornata mondiale della prematurità

 

MammeCheFatica non può non ricordare la giornata mondiale di oggi dedicata alla prematurità. Proprio venerdì abbiamo partecipato ad un convegno all’ Ospedale L. Sacco di Milano e ascoltato con interesse la relazione del Dott. Odoardo Picciolini e parte del suo staff che lavora nell’ Unità Operativa di Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale.  Dal suo intervento abbiamo appreso che un neonato su 10 nasce prematuro e gli esiti di tale nascita anticipata consistono in anomalie maggiori (paralisi cerebrali, ritardo mentale, deficit visivi ed uditivi gravi) o anomalie minori (disordini della sfera motoria, dell’apprendimento e del comportamento). La ricerca sta facendo grandi passi avanti per capire come intervenire precocemente per offrire a questi bambini una vita sana e serena, ma ci sono ancora aree incomprese. I bambini prematuri soffrono sia a livello fisco, sia psicologico e il ricovero (che a volte si protrae per mesi) rompe il progetto familiare e provoca un trauma vero e proprio anche nei genitori, angosciati alla sola vista dell’incubatrice.

Ricordiamo che è possibile votare sul sito: www.enemenemini.eu per aderire alla campagna internazionale per una migliore cura del neonato prematuro e sostenere una “Call to action” che verrà presentata al Parlamento Europeo a Buxelles.

Perchè i bambini piccoli piangono?

 

Per i bambini, specie se molto piccoli e non sanno ancora parlare, il pianto diventa l’unico strumento per comunicare qualcosa che “turba” il loro stato di benessere. Se ci pensiamo bene, è un gran dono per l’essere umano essere in grado di esprimere un sentimento difficile e scomodo attraverso un qualche canale di comunicazione. Crescendo i bambini capiscono che a quel comportamento corrisponde un intervento dell’ambiente (la mamma, il papà, i nonni, la tata..) e impareranno ad usarlo in modi sempre più maturi per raggiungere i loro scopi.

Dunque, care Mamme primipare, anche se talvolta sembra impossibile, è bene incominciare a pensare al pianto del vostro piccolo anche come risorsa. Non solo come segnale d’allarme. Riflettiamo sul perchè ci causa delle reazioni di un certo tipo in alcuni momenti e pian pianino cerchiamo di tollerarlo e, parafrasando un importante psicoanalista, Bion, a restituire le angosce del bambino “digerite”, senza sommarle alle nostre.

Mamme che fatica allattare!

Ieri ci è arrivata una mail di una giovane madre addolorata perché non riesce ad allattare al seno il suo bimbo: abbiamo pensato di risponderle pubblicamente essendo questo un argomento che interessa molte persone. È importante ricordare che non tutte le donne possono allattare in modo naturale il proprio piccolo perché non hanno latte o sono troppo debilitate dopo il parto. Questo non significa che siano meno adeguate delle madri che invece riescono a farlo senza difficoltà. L’allattamento è un momento molto delicato, intriso di emozioni forti e talvolta contrastanti. Amore, ma anche paura e talvolta angoscia causata da un’ inconsapevole fantasia di venire in qualche modo “divorate” dal proprio bambino. In questo caso è importante essere ascoltati da qualcuno di esperto che non giudichi, ma che sappia indirizzare la madre verso la scelta più giusta per lei e per il proprio figlio. In fondo anche l’allattamento al biberon può essere un momento magico nella coppia madre-bambino, non sottovalutiamolo!