I disegni dei bambini (parte I)

Cosa rappresentano i disegni infantili? Costituiscono un’espressione del mondo interno del bambino e uno strumento utile per il genitore, l’insegnante e lo psicologo per la comprensione delle relazioni che si creano fra adulto e piccolo. Il disegno permette al bambino di esprimere qualcosa che prova dentro di sé in modo immediato senza dover ricorrere a parole, cosa molto complicata soprattutto se piccolo. Ciò significa che il bambino proietta le proprie emozioni, i propri sentimenti e la sua percezione del mondo sul foglio di carta attraverso l’uso dei colori, dello spazio, dei margini e della prospettiva. Oltre alla forma naturalmente bisogna considerare il contenuto del disegno stesso, indagando, attraverso domande semplici e adeguate all’età, il significato di ciò che è stato raffigurato per raccogliere il maggior numero di informazioni possibili.
Una raccomandazione importante da fare è che occorre usare molta cautela nelle interpretazioni dei disegni, soprattutto se non si è esperti, perché nessun manuale in commercio può considerarsi esauriente soprattutto se preso alla lettera senza considerare la particolarità soggettiva di quel bambino…

L’ascolto

ascolto del genitoreCome sta il mio bambino? Cosa mi sta dicendo con quel comportamento?

Sono domande che spesso dovremmo porci per aiutarlo nelle fasi di crescita più delicate. Quando osserviamo che c’è qualcosa di diverso nelle sua modalità, è più irritato, più stanco o più distratto, qualsiasi età abbia, interroghiamoci. I genitori sono le persone che lo conoscono meglio al mondo e, certamente, sapranno trovare dentro di loro una risposta a tali quesiti. Sintonizzarsi sullo stato d’animo del figlio è fondamentale dalla nascita in poi. Vi suugeriamo proprio di prestare attenzione al mondo interno del bambino: ascoltare le sue necessità, i suoi desideri, le sue paure e tristezze. Ciò non significa che dobbiamo invadere il loro spazio, non dobbiamo rispettare i loro “segreti”, ma, trovando la giusta distanza, possiamo permettergli di poter contare su di noi qualunque cosa accada.

Ancora la pipì a letto??

 

Rimanendo nel tema dell’ultimo post, rispondiamo a Marica, mamma di un bimbo di 4 anni e mezzo, che ultimamente ha ricominciato fare la pipì a letto. L’enuresi notturna è tendenzialmente un fenomeno psicosomatico che esprime un disagio nel mondo interno del bambino. Talvolta si manifesta nei momenti più delicati della crescita in occasione di situazioni particolari di cambiamento o conflittualità (inizio della scuola materna, trasloco, arrivo di un fratellino..). Il piccolo scarica così le tensioni, i timori e le pulsioni aggressive regredendo. Quello che si può fare in questi casi è non farsi prendere dall’ansia, sdrammatizzare l’accaduto e accettarlo come fenomeno passeggero. Le reazioni punitive o le derisioni sono assolutamente da evitare perché controproducenti in quanto umiliano il bambino aumentando in lui il senso di colpa. Si deve considerarlo come un piccolo incidente di percorso che è capitato a tutti e che passerà così com’è venuto.

Pelle a pelle!

 

Care Mamme,
cosa sono i disturbi psicosomatici della pelle dei bambini?
Dermatiti atopiche, eczemi, crosta lattea ecc.. e consistono in disturbi corporei che “parlano” per il bambino.
In altre parole, quando l’ ansia o un altro malessere prendono il sopravvento senza che la menti sia in grado di elaborarli, è il corpo che li esprime attraverso questi disagi fisici fastidiosi.
Perché proprio la pelle? E’ l’organo forse più bersagliato durante l’infanzia poiché per le sue caratteristiche di sensibilità e delicatezza si presta a riflettere i disagi del mondo interno del bambino.
Queste inquietudini spesso dipendono da qualcosa che in qualche modo disturba le primissime relazioni caratterizzate dal contatto pelle a pelle e cioè quelle con i propri genitori.

Mamme che fatica… farli mangiare! (parte I)

 

Care Mamme,
talvolta ci capita di incontrare madri molto preoccupate per il fatto che i propri figli fanno fatica a mangiare. Cosa fare in queste situazioni comprensibilmente allarmanti per una mamma? Prima di tutto consigliamo di rivolgersi al pediatra di riferimento del piccolo perché possa valutarne la situazione fisica globale. Se il medico non dovesse riscontrare problemi fisici (per esempio celiachia o problemi di deglutizione) è utile considerare il comportamento alimentare del bambino sotto una luce più psicologica. Ciò significa provare ad interrogarsi sul significato del comportamento del bimbo, che talvolta può rappresentare una sorta di messaggio rivolto ai genitori rispetto ad un malessere del suo mondo interno. In altre parole, una selezione atipica dei cibi, un rifiuto di mangiare con un genitore in particolare, o, ancora, un ostinazione nel non masticare possono rappresentare un segnale d’allarme da non sottovalutare (i bambini molto piccoli infatti non hanno ancora le parole per esprimere i loro disagi, ma utilizzano il pianto o il comportamento).