Gelosia tra fratelli?

..Se non ci fosse sarebbe strano, molto strano! E invece è normalissimo che si percepisca perché il desiderio di ogni bambino è di essere unico per la sua mamma e il suo papà e condividerne l’affetto non è sempre facile e automatico. Cosa possono fare i genitori per contenere questa emozione così comune?

  1. Normalizzare questo sentimento, cioè pensare che sia assolutamente sano e comprensibile
  2. Leggere storie ai bambini che affrontano questi sentimenti, mettendoli in parole e usando l’ironia
  3. Proporre, nel limite del possibile, momenti separati ai figli, sia con mamma, sia con papà, facendo loro sperimentare dei momenti “speciali ed unici”
  4. Non fare confronti tra i figli: sono tutti diversi, ognuno con i propri limiti e potenzialità
  5. Trattarli equamente, ma sempre considerandone le particolarità
  6. Non chiedere al maggiore troppa responsabilità nei confronti del più piccolo: non va adultizzato, ma sempre trattato come bambino
  7. Dare loro il buon esempio di collaborazione e coesione tra fratelli
  8. Lasciare i loro spazi, fatti anche di litigi e incomprensioni, per aiutarli ad imparare a gestire il conflitto in modo evolutivo

Senso di colpa? No grazie!

Il senso di colpa è un sentimento diffuso che accomuna in diversa misura la maggior parte dei genitori di bambini (in particolare madri di bambini piccoli) costretti ad andare a lavorare. Stare poche ore al giorno con il proprio bambino e non vedere i progressi che fa nel corso del tempo, mette a dura prova l’autostima di mamma e papà. Tutto ciò è comprensibile, ma non pensiate che l’esperienza di distacco e di inserimento all’asilo, piuttosto che la condivisione di momenti con nonni o baby-sitter siano tempo sprecato per vostro figlio. Al contrario, sono momenti di socializzazione e di relazione extra familiare che aiutano a crescere. Certo, il contatto quotidiano (soprattutto con la mamma) è fondamentale, ma si può sfruttare adeguatamente il tempo a disposizione per stare al meglio. Vivete a pieno le poche ore dopo il lavoro per stare davvero bene con i bambini, divertitevi con loro, trasmettete affetto senza preoccupazioni. Non è detto che avere tanto tempo per stare con i bambini sia sempre positivo. Ci sono situazioni di donne che hanno rinunciato ad un lavoro a cui erano appassionate per stare a casa, ma che con il tempo si sono pentite della scelta e, inconsciamente hanno proiettato la loro frustrazione sul figlio. E’ la qualità del tempo a fare la differenza: se dovete lavorare non è colpa di nessuno, ma se riuscite a stare bene al ritorno a casa, i figli avvertiranno l’autentica serenità della mamma.

Non venerateli troppo..

Approfittate dell’estate per ritagliarvi qualche minuto in silenzio e osservare il gioco o l’attività che sta compiendo il vostro bambino o nipotino, possibilmente senza intervenire.(non è facile, ma provateci!). L’intervento dell’adulto muta inevitabilmente il naturale svolgimento dell’azione ludica in corso. Osservare i bambini giocare di tanto in tanto è importante poiché scandisce il passare del tempo, possiamo notare le piccole conquiste e i progressi fatti finora. Osservarli però non significa venerarli a tutti i costi e dover anticipare loro ogni parola o oggetto senza motivo, riempirli di giochi e merendine col disperato tentativo di riempire ogni vuoto possibile, oppure assecondarli evitando ogni possibile scontro. Le vacanze, dal nostro punto di vista psicopedagogico, servono anche a questo. Avendo più tempo a disposizione perché non concedersi il lusso di provare a creare delle occasioni di cambiamento anche nel rapporto con i figli?!

Buon lavoro educativo!

Quando il papa’ lavora lontano…come fare?

Come fare se un genitore (spesso il padre ma conosciamo anche delle madri) deve trasferirsi lontano da casa e dai figli per lavoro? Come comunicare ai bambini la notizia senza trasmettere loro ansia e preoccupazioni? Come gestire ‘da remoto’ la quotidianità? Sono tutte domande giuste e doverose che ogni genitore costretto a trovarsi in questa situazione deve affrontare in qualche modo oltre a dover fare i conti col senso di colpa per la lontananza. In questi casi occorre saper mantenere un forte legame con i figli sfruttando la tecnologia e poter mantenere un senso di routine. Abbiamo visto padri che raccontavano storie, canzoncine e indovinelli, li abbiamo sostenuti nel trovare una loro nuova dimensione. Anche l’aspetto delle regole è importante e permette di capire al piccolo che il papà è presente ed a conoscenza di ciò che accade. Il partner che resta insieme ai figli non deve sentirsi solo e non deve sentirsi tutta la responsabilità sulle spalle: anche questi sentimenti vanno condivisi e affrontati all’interno della coppia genitoriale. Non è mai facile separarsi e gestire i distacchi, vi suggeriamo di prendervi tempo e iniziare ad immaginare mentalmente quello che potrebbe accadere per essere pronti a gestire gli imprevisti. Proviamo a pensare al cambiamento in chiave positiva e costruttiva, senza paure; ci sembra la modalità migliore da trasmettere ai bambini.

 

Dicembre: un mese mooolto impegnativo!

Non ci si riesce a spiegare il motivo, ma dal 1 Dicembre c’è sempre più traffico, più ansia nell’aria e naturalmente ci sono molti più impegni: dalla cena aziendale alla recita dei bambini, dal saluto-prima -di-Natale-con-le-amiche al disperato acquisto di regali e cibi di cui ingozzarsi. Un consiglio di MammeCheFatica? Se vi organizzate per tempo e selezionate le cose veramente importanti a cui non potete/volete rinunciare, vedrete che arriverete a fine mese con una maggiore serenità. Esempi?

  • I regali vanno ridotti all’indispensabile, anche quelli per i più piccoli. Così, oltre a risparmiare tempo e denaro, insegnerete ai vostri figli anche il valore di una o due sorprese e non quello del consumismo a tutti i costi.
  • Non utilizzate la macchina- quando è possibile- per fare compere: ci stresseremo tutti un po’ meno!
  • Fatevi aiutare dai bambini in tutta l’organizzazione dei festeggiamenti: si divertiranno, si sentiranno maggiormente coinvolti e magari ci allevieranno di qualche piccola fatica!

In bocca al lupo! 😉

Non dimentichiamoci dei bambini

untitledIn questi giorni giustamente si parla di violenza contro le donne, un fenomeno inaccettabile, disumano e ancora troppo diffuso. Ma purtroppo ci sono anche tante altre vittime da ricordare e proteggere: sono i bambini che imparano presto a convivere con la violenza del papà o del compagno della madre. Il termine tecnico è violenza assistita intrafamiliare ed è un aggravante molto pesante per chi compie il reato, nonchè un trauma sconvolgente per il figlio, che lascia delle tracce evidenti nella psiche. Anche se il figlio (qualunque sia l’età) non assiste direttamente ai comportamenti violenti sulla madre, ma sente i rumori, le grida, le botte, ne vede i segni, le modalità ricattatorie, disprezzanti e i maltrattamenti psicologici, è comunque una vittima da riconoscere e aiutare.

Come? Con la denuncia si attivano i Servizi Sociali e dunque dei professionisti capaci di aiutare i bambini: psicologi, assistenti sociali e pedagogisti.

Che conseguenze psichiche ha la violenza assistita? Paure e angosce, ipercontrollo, depressione, ansia, disturbi del comportamento alimentare, del sonno, della condotta ecc.. Infine, benché non ci sia una causalità diretta, molto spesso i bambini vissuti in famiglie dove la conflittualità sfocia in violenza, tendono spesso ad assumere loro stessi il ruolo di carnefice su altre vittime, avendo imparato che è l’unico modo di relazionarsi con gli altri. Non dimentichiamoci quindi anche dei bambini.

“Mamma quante storie!”

libroMammeCheFatica vuole parlarvi oggi di un libro speciale perché nato da un’idea di un bravissimo pediatra romano che ha trovato una strategia vincente per far relazionare genitori di ogni etnia nel suo ambulatorio di periferia. da più di sette anni Andrea (così si fa chiamare dai suoi pazienti) organizza la “giornata delle favole una volta al mese” nel suo studio medico invitando mamme di ogni paese a  raccontare la fiaba della loro infanzia. Ecco a voi i libro di Andrea Satta, “Mamma quante storie! Favole in ambulatorio, in treno e in piazza” Ed. Treccani.  Illustrazioni di Fabio Magnasciutti e Sergio Staino.

A MammeCheFatica piace perchè: le favole sono un elemento fortemente caratterizzante la cultura e le radici di ogni uomo e donna, sono inoltre uno strumento utile per far dialogare persone molto sole e diverse perché attraverso di loro si torna tutti un po’ bambini.

Lo consigliamo perché: la narrazione e l’ascolto hanno un valore fortemente terapeutico, sia per i bambini, sia per i grandi. Inoltre l’incontro di persone provenienti da paesi molto lontani e diversi fra loro al giorno d’oggi ha un significato simbolico importante che secondo noi va valorizzato e promosso in ogni ambiente.

Le provocazioni dei bambini: com’è meglio comportarsi?

Spesso l’oppositività e la provocazione sono associate alla fase adolescenziale, dove i figli stanno crescendo e biologicamente sentono la spinta a rifiutare i genitori e gli adulti in generale. In realtà, a livelli inferiori, anche nei bambini piccoli si possono riscontrare moti di rifiuto, opposizione, rabbia e provocazione. A partire dai due anni circa, infatti, i bambini imparano a capire di essere persone distinte dai genitori, con il potere di affermare la propria volontà. Dunque iniziano i cosiddetti capricci (termine dispregiativo che non approviamo molto), i “No”, le urla e le sfide. In qualche modo è come se il bambino chiedesse provocatoriamente a mamma e papà: “Mi vuoi bene anche se faccio il monello?”. Se la reazione dei grandi è ferma, ma anche comprensiva, i bambini riceveranno quel senso di fiducia fondamentale per poter crescere in armonia. Se invece gli adulti trasmettono un messaggio giudicante, che suona come un’ etichetta indelebile (“Sei un monello, cattivo, intrattabile!”), alla lunga i figli non faranno altro che confermare l’idea che gli altri hanno di lui. Riflettiamo sull’influenza enorme che i comportamenti degli adulti hanno sui bambini in fase evolutiva.