Quando la coppia si separa

Separarsi non è cosa facile, figuriamoci con dei bambini piccoli. Come spiegare loro e affrontare questa situazione difficile,dolorosa e imbarazzante? Che parole scegliere? Intanto i bambini anche se piccoli avranno già intuito e percepito che tipo di situazione vi è nell’aria. Per una questione di rispetto anche nei loro confronti è bene parlarne insieme senza addossarsi le colpe o rinfacciarsi le responsabilità ma piuttosto agendo per un obbiettivo comune più importante: la crescita del nostro bambino. Quindi anche se non vi sarà più la coppia sentimentale deve rimanere invece quella di tipo genitoriale e saper proteggere il bambino. Parlate della separazione in modo pratico: compriamo le ciabattine nuove e  lo spazzolino da denti da lasciare nelle due case, facendo sempre capire che il piccolo non ha colpe e che l’importante è stare tutti bene alla ricerca di un nuovo equilibrio e una nuova routine.

Per percorsi e consulenze siamo qui.

 

Il tono della voce vale più del contenuto

 

Sapevate che il tono della nostra voce vale molto di più del contenuto stesso? Già soprattutto se si ha che fare con i bambini piccoli, in grado di assorbire tutto. Purtroppo si tratta di un aspetto poco valorizzato al quale va dato importanza sia come genitori alle prese con la crescita e la cura quotidiana dei bambini sia come Educatrici e Insegnanti. La voce ha un potere immenso e spesso viene usata male! Il problema è che siamo talmente presi e sempre di corsa che non ci si fa nemmeno caso! Invece se provassimo a ritagliarci dei momenti in cui facciamo attenzione di sicuro vi accorgerete che anche i bambini avranno nei vostri confronti un interesse una curiosità diversa. La voce deve essere tenuta tendenzialmente bassa. Il tono deve accentuare e amplificare un senso di fiducia-sicurezza e accoglienza nelle varie richieste/proposte e in generale nella relazione tra adulto/bambino. Questo contribuisce inevitabilmente a potenziare un senso di maggiore sicurezza e stabilità nel bambino e nel suo futuro modo di comunicare e relazionarsi con l’altro. Poi ovvio con la voce ci si dovrebbe anche giocare e quindi riuscire ad incantare i piccoli anche solo con i contrasti (piano piano/forte fortissimo/ho sentito un rumore/che spavento..) ma su questo ci torneremo prossimamente magari con video ad hoc in grado di offrire spunti pratici per gli addetti ai lavori e non.

E voi, ci fate mai caso al tono di voce e a ciò che esprime?

 

 

 

 

Che cosa gli faccio fare??

 

 

“Che cosa gli faccio fare ora?”. Alzi la mano chi non abbia mai pensato questa domanda con un bambino (specie se piccolo..). Dover trascorrere tanto tempo in casa per vari motivi con un bambino può diventare una sfida impegnativa. L’aspetto più importante è quello di cercare di non proiettare troppo le nostre frustrazioni sul bambino che inevitabilmente assorbe e percepisce il disagio e l’insofferenza dell’adulto coinvolto nella relazione. Il bambino piccolo ha bisogno di un contesto il più armonico possibile all’interno del quale poter sperimentare la propria curiosità. Se è vero che basta poco è anche vero che quel poco va continuamente rivisto e rielaborato per fare in modo che sappia rispondere ai propri bisogni. Sicuramente tra le tante attività proponiamo:

  • il canto di filastrocche e canzoncine ripetuto durante il giorno (aiuta a riconoscere le varie routine e scandire il tempo)
  • la lettura ad alta voce di storie brevi
  • Sono attività fondamentali (a costo zero!) per stimolare il linguaggio e l’ascolto attivo e per consolidare il rapporto e la relazione con il piccolo. Vanno ripetute quotidianamente e più volte al giorno per permettere anche al bambino di riconoscere i suoni e le parole nel tempo. Meglio se condotte su un tappeto o all’interno di uno spazio ben delimitato senza altri giochi o materiali per aumentare la capacità di concentrazione: siete voi in quell’istante il gioco con cui giocare e dal quale tirare fuori risorse preziose. 

Il sonno nei piccoli: perché e’ un problema

 

E ora tenetevi forti perché affrontiamo un tema sempre molto caldo…il sonno nei piccoli. Perché è un problema? Perché solo 1 bambino su 5 ha un sonno notturno senza risvegli? Come fare a provare (lo sappiamo si tratta di tentativi) nuove modalità più efficaci? In generale, il genitore si rivolge a noi dopo averle provate un po’ tutte. Tante volte ci si concentra maggiormente sul bambino e il suo comportamento, tralasciando un particolare interessante e pur sempre significativo: il nostro atteggiamento nei confronti del bambino e dell’ambiente in cui è inserito. È vero- lui piange- ma noi cosa facciamo? Come reagiamo al suo pianto? Siamo in grado di accoglierlo e di capirlo? Oppure dormiamo con un piede nel letto e l’altro per terra perché tanto si sveglia? In educazione se vogliamo introdurre dei cambiamenti dobbiamo partire dal nostro. 

  • Quindi dobbiamo da una parte comprendere che il vero sonno si acquisisce lentamente nel corso degli anni generalmente verso i 6-7 anni
  • Nel frattempo occorre offrire loro tutto il bisogno di sicurezza che vanno cercando anche nel sonno
  • Non stravolgere le abitudini di vita in funzione del piccolo ma saperle adattare
  • Accogliere il pianto quando serve
  • Ripetere anche durante il giorno che anche se la notte fa paura insieme la si può affrontare
  • Darsi nel tempo dei piccoli obiettivi concreti come ad esempio addormentarlo nel lettino e non nel lettone (se lo si crede giusto) e imparare a contenerlo mentalmente con la propria voce per far sempre capire al piccolo che non è mai lasciato solo anche se dorme nel suo lettino

Parental Burnout: come prevenirlo

Si parla spesso in questo periodo post-covid di Parental Burnout: vediamo di cosa si tratta nello specifico e di come prevenirlo. La categoria dei genitori è stata parecchio penalizzata in questi lunghi mesi, ha dovuto con le proprie risorse arrangiarsi (in senso letterario del termine) e trovare un modo per gestire i figli a casa e nel contempo lavorare. Questa organizzazione ha portato non poco stress e affaticamento in particolare è ricaduto sulla figura materna che ha sentito il peso e le pressioni principalmente sulle proprie spalle come confermano le ricerche di quest’ultimo periodo. Quando però non si tratta solo di forte stanchezza e stress ma si fa fatica a delegare e condividere le scelte, si percepisce un senso di insoddisfazione e insofferenza, si perde la voglia e il piacere di costruire la relazione con i figli, ci si sente distaccati da quest’ultima, allora qualcosa non va ed è importante saper chiedere aiuto.

  • Riconoscere di essere in una zona delicata e fragile è il primo passo fondamentale da fare per contenere la situazione
  • Accettare l’aiuto di una figura esperta è il secondo passo decisivo: in grado di sostenere e condividere il senso di inadeguatezza e il peso che ci accompagna
  • Ritrovare lentamente nel tempo le giuste risorse interne per affrontare al meglio la crescita dei propri figli ristabilendo le varie priorità e facendosi aiutare dal partner e dalla rete amicale/parentale perché ognuno possa dare il suo contributo rappresenta un altro step fondamentale
  • Concedersi ogni tanto ma in modo costante nel tempo dei momenti per ricaricare le energie senza sensi di colpa e fare un’attività in grado di farci stare bene
  • Darsi tempo: ora può trattarsi di un periodo faticoso e negativo ma si può tornare a intravedere la luce; Anche queste fasi sono importanti per conoscere l’altra faccia del nostro sé

 

 

Le paure dei piccoli post Covid

 

La Fase 2 Post Covid ha lasciato alcuni segni profondi in particolare nei piccoli: c’è chi agli occhi dei genitori sembra regredito ed è tornato a mettere il dito in bocca, o ad avere episodi di enuresi o a manifestare segnali di malessere e paura. In ogni caso sono espressioni dello stress che hanno percepito attraverso il mondo adulto e tutti i cambiamenti sociali che abbiamo vissuto in questo periodo: primo tra tutti il fatto di aver lasciato improvvisamente l’asilo, la scuola, senza possibilità di ritorno… Inevitabilmente il fatto di aver sospeso la solita routine e i luoghi di socializzazione ha portato a delle ripercussioni da un punto di vista sociorelazionale. Il nostro suggerimento? Accogliere le loro paure e i loro bisogni senza negarli. Evitiamo frasi come ‘non è niente’ ‘ ma dai che sei grande’ ‘non puoi tornare all’asilo così’  tipiche del linguaggio parlato quotidiano; Evidentemente dietro al pianto può esserci un disagio e piccolo o grande che sia va capito e contestualizzato, per permettere al bambino di acquisire maggiore fiducia e sicurezza.

  • Parlare e spiegare ai bambini fin da piccoli 
  • tradurre i loro stati d’animo è un’azione fondamentale in campo educativo in grado di aiutarli a riconoscere e poi capire le varie emozioni che li accompagnano
  • non serve spaventarsi piuttosto stare accanto al bambino e affrontare nel proprio piccolo la criticità del momento dandosi tempo
  • evitare di scaricare le colpe su qualcuno (colpa della scuola chiusa,il covid,smartworking ecc.) poiché non fa altro che aumentare il nostro nervosismo e  senso di frustrazione togliendo le energie per dedicarci concretamente ai bisogni dei nostri piccoli

 

Figura materna H24…

 

 

 

L’emergenza sociosanitaria prima e ora la fase due sta lasciando sole da troppo tempo ormai famiglie di ogni tipo ma in particolare tutto cio’ ricade – nella maggior parte dei casi- sulla figura materna che tra mille fatiche e contraddizioni cerca di sopravvivere tra smartworking, gestione dei figli e organizzazione della quotidianità senza ovviamente poter contare sulle strutture educative (già, la didattica a distanza, con tutto rispetto, seppur di qualche ora tutti i giorni non potrà mai sostituire il tempo vissuto a scuola o in asilo). Chi si preoccupa di sostenere le figure genitoriali che a loro volta devono sostenere i piccoli? Come fare a sostenere il peso di questa situazione? Come poter continuare a proteggere i bambini senza far assorbire loro le nostre tensioni o sensi di colpa per non aver giocato abbastanza? Capiamo perfettamente la situazione e tutto ciò che non è forse visibile (ancora) agli occhi del governo: un po’ di spazio per i bambini e la ripresa dei servizi educativi potrebbe dare anche un possibile respiro alle mamme e ai genitori che da più di tre mesi ormai si prendono cura H24 dei loro figli.

 

Quando si tornerà a Scuola? Come rispondere

Quando si tornerà a scuola? Immaginiamo tanti tantissimi bambini stiano facendo questa domanda ai loro genitori, anche più volte al giorno. Anche solo così, tanto per chiedere, per noia. Piu’ che altro per tornare ad avere una certezza,un obiettivo. E non è poco. Ci piacerebbe poterli accontentare e offrire loro una risposta positiva e rassicurante ma temiamo invece di dover rimandare. Però nonostante tutto diamo loro una risposta e una spiegazione a seconda dell’età che hanno. Anche se si tratta di bambini piccoli vi garantiamo che sono in grado di intuire il senso generale e per questo motivo occorre parlare e raccontare loro sempre la realtà che ci circonda. “Non dire loro nulla perché potrebbero rimanerci male, o esserne delusi” non è utile, anzi controproducente per tutte le fasi di crescita. Quello che possiamo fare è: parlare e raccontare ai bambini che si tornerà presto a scuola, al nido e all’asilo ma che occorre ancora del tempo per essere completamente sicuri. Rassicurare loro che tutti i loro compagni e amici sono a casa. Non riguarda solo loro, ma tutte le persone che conoscono. (Fare un lungo elenco all’occorrenza può essere un modo per coinvolgerli in modo attivo i piccoli e sentirsi meno soli. Sapere che tutti, ma proprio tutti sono a casa, dai compagni alle maestre, dal cuoco al portinaio è importante per far capire loro che si tratta di un problema che riguarda Tutti.)

Come passare il tempo con un bambino

 

Il tempo con un bambino piccolo è di solito un tempo lungo, dilatato per tutta una serie di ritmi scanditi dalle sue esigenze specifiche. Sta alla capacità dell’adulto proporre stimoli differenti, attività brevi ma ripetute come ad esempio il canto e la lettura fin dai primi mesi. Se è la mamma ad occuparsi principalmente del piccolo suggeriamo di frequentare i consultori che da sempre rappresentano un riferimento per il neo genitore, uno spazio per condividere con altre mamme, le stesse preoccupazioni e gli stessi dubbi sulla crescita dei loro bambini. Frequentare i Tempi per  le Famiglie, lezioni di musica, babynuoto o babyenglish rappresenta sempre un’occasione di incontro e confronto non solo per i bambini ma anche per le figure di riferimento. Ogni città riserva offerte e proposte diverse ma ci sembra una giusta occasione per evitare l’isolamento e aprirsi al mondo circostante, conoscere nuove realtà e modi di fare, e fare nuove amicizie: in poche parole per non sentirsi sole.