I nonni: preziosa risorsa

I nonni costituiscono un valido aiuto nella gestione dei nipotini, in particolare se piccoli. Sono una risorsa preziosa e contribuiscono alla gestione della famiglia come possono. Dal nostro punto di vista psicopedagogico è importante e saggio definire i compiti e in che cosa possono contribuire onde evitare fastidiose invasioni di campo che creano scompiglio in famiglia. Molto spesso i genitori rivendicano ai nonni di viziare troppo i nipotini o concedere loro troppe cose ma i nonni, non devono occuparsi della gestione pedagogica, piuttosto hanno il piacevole compito di tramandare il senso delle tradizioni, di raccontare il loro vissuto e di giocare con i nipotini e leggere loro tante storie. I nonni mirano al lato ludico, al piacere di vedere crescere i figli dei loro figli e offrono alla nuova famiglia un aiuto notevole anche dal punto di vista economico! Non sono di corsa, hanno un rapporto con il tempo più equilibrato e hanno aspettative diverse da quelle dei genitori.

A tutti i nonni che conosciamo e abbiamo incontrato in questi anni va tutto il nostro riconoscimento!

Una brava Tata..

 

Una brava Tata o Babysitter deve essere sicuramente una persona affidabile che emana  un forte senso di responsabilità. Questo è il primo punto da cui partire. Dopo il fattore sicurezza, è importante che si tratti di una figura solare, in grado di coinvolgere il bambino in una serie di attività e pensieri adatti alla sua età, sfruttando materiali di recupero, costruendo ed inventando storie. Dare un senso al proprio lavoro è utile per tutti i componenti coinvolti nella relazione: per il bambino, che impara e scopre cose nuove, per la tata, che utilizza il tempo (a volte sembra  infinito) e per la figura genitoriale che vede che si è creata una atmosfera armonica. Le Tate e BabySitter devono imparare a stabilire un rapporto empatico con il bambino, senza timore di dare dei giusti limiti e piccole regole chiare condivise con la famiglia. Crediamo da sempre che un buon rapporto di fiducia  con i genitori e con la figura di riferimento materna sia fondamentale per mantenere una buona relazione anche con il bambino.

E voi cosa ne pensate?

 

 

 

 

 

E i Papà..?!

papàParliamo sempre di Mamme. E i Papà? Vogliamo valorizzare e osservare anche il loro ruolo? Agli occhi femminili, la figura del papa’ sembra sempre assente o quanto meno mai all’ altezza della situazione. Il papa’, nell’ immaginario femminile, si occupa dei bambini solo in determinate situazioni. E’ vero, la figura materna, e’ in grado di riuscire ad anticipare molto spesso i bisogni e le richieste e a svolgere piu’ azioni insieme, ma crediamo che anche la figura paterna possa essere altrettanto qualora gli venga concessa questa opportunità. Molto spesso dipende tutto da un punto di vista differente. Dal nostro punto di vista non c’è mai un giusto e uno sbagliato. Possiamo confermare che un bambino ha bisogno sia della parte femminile, organizzata e pianificatrice ma ha un forte bisogno anche del ruolo paterno: della regola e del gioco. Non sottovalutiamo la dimensione dolce e affettuosa del ‘père uterienne’ per dirla alla francese. Sostituiamo lo scontro al dialogo e proviamo a far capire, ad osservare il modo di fare diverso dal nostro.

Proviamo a sospendere il giudizio e ad apprezzare gli sforzi e i tentativi per costruire un buon rapporto con i propri figli.

Avanti Papà.

Figlio di sua madre

libro

Non abbiamo ancora parlato di questo libro uscito un annetto fa: “Figlio di suo madre-Il legame speciale tra madre e figlio maschio e le sue distorsioni”

di Vèronique Moraldi (Feltrinelli, 17€)

Di cosa tratta: tratta della relazione madre-figlio maschio, le sue dinamiche sane e quelle più problematiche. L’autrice prova a rispondere ad alcune domande cruciali sull’influenza che una madre ha sulla crescita del proprio figlio.

Perchè ne parliamo: è un tema che coinvolge moltissime donne e naturalmente i loro figli. Affronta più aspetti di questo ricco legame cogliendo dei profili tipici in cui ci si può o meno ritrovare.

MammeCheFatica lo consiglia perchè: è un libro da cui trarre degli spunti interessanti senza evitare di incorrere nel “famigerato” senso di colpa materno. Inoltre è ricco di consigli pedagogici concreti.

 

Bambini che si rifiutano di masticare

 

Talvolta alcuni bambini dell’età di 2 anni in su attraversano un momento in cui si rifutano di masticare del cibo solido preferendo quello più morbido, se non addiritura semi-liquido. Naturalmente non si può generalizzare, ma spesso questi comportamenti nascondono delle difficoltà alimentari  legate alle relazioni intrafamiliari, in particolare al rapporto con la madre. Il bambino che non ha difficioltà masticatorie “organiche”, si rifiuta di mangiare cibi più da adulti, perchè vuole tornare ancora piccolo. Può essere questo un segnale d’allarme da tenere sotto controllo e sul quale riflettere. Spesso sono situazioni transitorie che passano velocemente e sono causate da una situazione familiare tesa o ricca di emozioni che il bambino non sa reggere, nè esprimere a parole. Questo piccolo segnale di regressione verso situazioni più infantili e di dipendenza sottolineano un disagio emotivo da tener conto.