Parental Burnout: come prevenirlo

Si parla spesso in questo periodo post-covid di Parental Burnout: vediamo di cosa si tratta nello specifico e di come prevenirlo. La categoria dei genitori è stata parecchio penalizzata in questi lunghi mesi, ha dovuto con le proprie risorse arrangiarsi (in senso letterario del termine) e trovare un modo per gestire i figli a casa e nel contempo lavorare. Questa organizzazione ha portato non poco stress e affaticamento in particolare è ricaduto sulla figura materna che ha sentito il peso e le pressioni principalmente sulle proprie spalle come confermano le ricerche di quest’ultimo periodo. Quando però non si tratta solo di forte stanchezza e stress ma si fa fatica a delegare e condividere le scelte, si percepisce un senso di insoddisfazione e insofferenza, si perde la voglia e il piacere di costruire la relazione con i figli, ci si sente distaccati da quest’ultima, allora qualcosa non va ed è importante saper chiedere aiuto.

  • Riconoscere di essere in una zona delicata e fragile è il primo passo fondamentale da fare per contenere la situazione
  • Accettare l’aiuto di una figura esperta è il secondo passo decisivo: in grado di sostenere e condividere il senso di inadeguatezza e il peso che ci accompagna
  • Ritrovare lentamente nel tempo le giuste risorse interne per affrontare al meglio la crescita dei propri figli ristabilendo le varie priorità e facendosi aiutare dal partner e dalla rete amicale/parentale perché ognuno possa dare il suo contributo rappresenta un altro step fondamentale
  • Concedersi ogni tanto ma in modo costante nel tempo dei momenti per ricaricare le energie senza sensi di colpa e fare un’attività in grado di farci stare bene
  • Darsi tempo: ora può trattarsi di un periodo faticoso e negativo ma si può tornare a intravedere la luce; Anche queste fasi sono importanti per conoscere l’altra faccia del nostro sé

 

 

Si possono interpretare i disegni dei bambini?

Assolutamente sì, i professionisti del settore considerano il disegno alla pari delle libere associazioni degli adulti: i bambini lo utilizzano per esprimere le proprie emozioni, desideri ed eventuali disagi. Ma quali criteri si devono considerare per valutare un disegno? Senz’altro l’età del bambino, il contesto in cui l’ ha prodotto, i colori utilizzati, il tratto grafico, l’utilizzo dello spazio, le cancellature, il contenuto, la spiegazione verbale che dà alle sue creazioni e molto altro. Ma è bene ricordare che queste valutazioni spettano solo ai clinici, persone competenti che possono integrare questi dati con le informazioni ricavate dalla raccolta dell’anamnesi del bambino, dal colloquio/osservazione di gioco e da altri test. Quindi cosa possono fare i genitori? Possono raccogliere i disegni, osservarne l’evoluzione, commentarli con i bambini, farsi raccontare il contenuto e avvicinarsi al loro mondo interno, magari facendo ipotesi, ma lasciando le conclusioni solo agli adetti ai lavori che si possono consultare quando si ha l’impressione che qualcosa non stia andando bene.

Cinque comportamenti da evitare quando i figli non mangiano

Quando i bambini, di qualunque età, si oppongono tenacemente nel mangiare alcune pietanze o dimunuiscono notevolmente la quantità di cibo ingerito, fanno preoccupare molto i genitori, talvolta anche spiazzati, arrabbiati e delusi. Ecco cinque suggerimenti per alleggerire il clima pesante che spesso si crea a tavola tra adulti e bambino:

  • non forzare, nè obbligare il bambino a mangiare
  • evitare di fare ricatti affettivi (“Se non lo mangi, la mamma non ti vuole più bene”)
  • non fare confronti con fratelli o altri bambini
  • non cercare di distrarlo con tv o tablet
  • non preparare alti piatti da far scegliere al bambino al posto del primo proposto

E’ importante inoltre non sottovalutare questi segnali, perchè non si tratta di semplici “capricci”. Si potrebbe infatti trattare di una manifestazione di un disagio nel bambino da osservare e comprendere, eventualmente anche con l’aiuto di un professionista serio e competente.

Enuresi notturna? Aiutiamo così i nostri bambini

enuresi notturnaFare la pipì a letto fino ad una certa età (5/6 anni) non necessariamente rappresenta un problema grave, ma senz’altro è un dato da monitorare nel tempo, in quanto rappresenta un possibile campanello d’allarme di qualche disagio nel bambino. Cosa possono fare i genitori per aiutare il figlio ad imparare a controllare gli sfinteri anche di notte?

  1. Non rimproverate il bambino, nè punitelo: per lui si tratta già di una situazione umiliante, è inutile appesantirla ancora di più
  2. Non prendetelo in giro
  3. Non fate confronti con fratelli o amici
  4. Verbalizzate quello che è accaduto, empatizzando con le emozioni del bambino
  5. Non rimettetegli il pannolino, ma resistete alla fatica di cambiare lenzuola spesso
  6. Leggete insieme dei libri per bambini che raccontano queste situazioni: attraverso la lettura il bambino capisce di non essre l’unico ad avere questo problema e riesce a parlare dell’argomento con maggior disinvoltura
  7. Quando capita che per una notte non bagna il letto, ricompensatelo con un piccolo rinforzo positivo: un dolce, una sopresa, un regalino..
  8. Abbiate tantissima pazienza a date fiducia al vostro piccolo: ognuno con i suoi tempi riesce a superare questo ostacolo prima o poi

Famiglie… fondate sull’amore

famiglia-due-mammeMammeCheFatica non può non prendere parte nel dibattito di questi giorni sull’ipotesi di permettere l’adozione dei figli biologici dei partner all’interno di coppie omosessuali. Il tema dell’utero in affitto, dunque, è cosa bene diversa. Noi riteniamo che una famiglia si basi su un profondo legame d’amore, al di là del genere sessuale della coppia genitoriale. Da anni esistono i risultati di ricerche scientifiche longitudinali circa l’assenza di causalità tra coppie genitoriali omosessuali e disagi evolutivi nei figli cresciuti in quel specifico ambiente. I bambini crescono sani, senza disturbi emotivi se hanno dei genitori sufficientemente buoni (per citare il grande psicoanalista Winnicott) che si prendono amorevolmente cura di loro, con i propri pregi e difetti.  Sapendo inoltre che si tratterebbe di una decisione firmata da un Tribunale predisposto a tutelare il benessere dei minori stessi, siamo delll’idea che anche in Italia debba esserci una legge che difenda i dirittti delle nuove famiglie, sempre più diffuse accanto a quelle cosiddette tradizionali.

Tutte le famiglie, di qualsiasi “colore” esse siano, devono avere gli stessi diritti, proprio a favore del benessere dei figli. #svegliatitalia!

Il sostegno a scuola

sostegnoQuando, autonomamente o con il suggerimento degli insegnanti, ci accorgiamo che il nostro bambino ha bisogno di un aiuto a scuola perchè non è in grado di apprendere alla stessa velocità dei suoi compagni, è importante sapere come procedere.

A Milano l’unico ente che può richiedere un sostegno alla ASL è la UONPIA di zona (Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza) dove un’ èquipe multidisciplinare valuterà la situazione attraverso colloqui con i genitori e osservazioni del bambino (giochi e test). Il passaggio successivo consiste nel prendere un appuntamento alla Commissione (Via Oglio o Via Ricordi, a seconda della zona di residenza) portando poi il bambino e la relazione scritta dalla UONPIA. Si aspetta dunque il riscontro della Commissione di professionisti e, se positivo, si porta il certificato a scuola. Con questo documento la scuola è obbligata a offrire delle ore di sostegno al bambino in difficoltà.

Chiaramente, oltre all’aspetto burocratico, c’è tutta la parte più emotiva che riguarda il disagio del bambino nell’accettare di ricevere un aiuto che altri non hanno e dunque sentirsi diverso, ma anche quello dei genitori che devono riconoscere la non autonomia del figlio. Sebbene sia un percorso doloroso, riteniamo per esperienza che possa essere una strada utile ed efficace per far fronte alle difficoltà e rafforzare il bambino.

N.B. Fate attenzione ai tempi perchè bisogna procedere con largo anticipo!

Tempo di Carnevale…

carnevaleIl Carnevale si avvicina e ogni anno non vediamo l’ ora di travestire i nostri piccoli: diciamo la verità’! MammeCheFatica invita i genitori, i nonni, le tate che ci seguono a non insistere troppo, specialmente se si tratta di bambini piccoli. Sappiamo benissimo che, anche se e’ stato acquistato insieme il travestimento, se e’ stato scelto e condiviso, all’ ultimo proprio sul punto di indossarlo potrebbe non essere accettato dal bambino, che, talvolta, prova disagio e disorientamento, se non addiritura fastidio per il trucco o la mascherina. Gli adulti non sempre capiscono e si arrabbiano un po’ o rimangono delusi se il loro bambino si rifiuta di travestirsi per Carnevale. Ma con un po’ di pazienza un altro anno scorre veloce e appena cresciuto  il piccolo apprezzerà’ il piacere di travestirsi e diventare qualcun’ altro per un giorno!

PS Se proprio non resistete scegliete o create vestiti facilmente riconoscibili dai piccoli: animali (gatto,coccinella, topo..) o altre immagini semplici in cui possano identificarsi con facilita’!

 

 

Come capire se mio figlio è iperattivo? (parte II)

 

Riprendiamo il discorso suul’iperattività..

Quali altri sintomi possono associarsi a questa sindrome? Una compromissione cognitiva, ritardi dello sviluppo linguistico, dell’apprendimento e motorio sono molto frequenti. Quando sono più piccoli, oltre al temperamento difficile, presentano anche disturbi del sonno e dell’ alimentazione.

Chi sono i soggetti più colpiti? In genere bambini maschi in età scolare. Le bambine invece soffrono maggiormente di deficit attentivi, più che di difficoltà comportamentali.

Cosa possono fare gli adulti? In classe è bene che le insegnanti spieghino con parole semplici e non discriminanti le difficoltà del bambino chiedendo di empatizzare con lui e coinvolgerlo in tutte le attività possibili.

A casa i genitori, oltre a prendere provvedimenti clinici, è bene che non puniscano frequentemente il bambino o impongano un comportamento sedentario che lui non è in grado di rispettare. Un lavoro di parent training e sostegno alla genitorialità può risultare molto utile per affrontare le fatiche quotidiane.

Ricordiamo che la discriminante tra un disturbo ipercinetico e una forte vivacità sta nel disagio e nel malessere provato dal bambino. Se è sereno, a casa e a scuola, ha amici e il suo comportamento non influenza negativamente la vita familiare non si tratta di iperattività.