“Piccoli bulli e cyberbulli crescono”

MammeCheFatica sente il bisogno sempre attuale di tornare a parlare di bullismo e dei suoi atteggiamenti violenti attraverso un libro: “Piccoli bulli e cyberbulli crescono” di Anna Oliviero Ferraris,( ed. Bur Rizzoli) nota psicologa e psicoterapeuta che con i suoi saggi offre da anni un ottimo contributo all’interno del panorama psicopedagogico italiano.

Ci piace perché: offre uno strumento valido e concreto agli adulti genitori e insegnanti per capire la dimensione reale in cui vivono certi bambini e adolescenti che sono vittime di atti di violenza e aggressività, non solo fisica, ma anche virtuale. Nel libro vengono descritti numerosi esempi e testimonianze che sono, a nostro avviso, fondamentali per capire e analizzare il contenuto di certe azioni anche violente. Interessante è il capitolo sulla Prevenzione che appunto inizia in Famiglia. L’autrice spiega quanto sia importante attivare una comunicazione autentica e un dialogo costante con i propri figli fin da piccoli. “Un clima rigidamente gerarchico e autoritario dove il controllo viene esercitato con dure punizioni fisiche, così come all’opposto, la mancanza di limiti e regole, produce facilmente bambini con scarse capacità relazionali e sociali che si lasciano guidare da reazioni causali e comportamenti antisociali”.

Vi invitiamo a leggere il libro e a condividere anche se i figli sono ancora piccoli e pensate che “non sia ancora giunto il momento”. Il tempo aiuta ad iniziare a pensare a come affrontare il problema.

 

Bambini e aggressività (parte II)

litigio2…..Anche giocare alla guerra, ad esempio, non è di per sè qualcosa di negativo perchè il gioco ha la funzione di poter pensare e quindi bonificare la guerra attraverso la fantasia. L’importante è che l’aggressività trovi uno sbocco al di fuori del rapporto con gli altri e che, allo stesso tempo, non sia nemmeno riversata su di sè o troppo inibita e repressa. Quando, invece, i genitori dovrebbero intervenire?

  • Quando c’è il rischio che qualcuno si faccia male
  • quando non si creino delle situazioni di eccessivo disequilibrio
  • quando nel gioco della guerra non si lotta per difendersi, ma per infierire sui più deboli

Naturalmente gli adulti devono ricordarsdi anche che rappresentano costantemente un modello per i bambini. Pertanto dare l’esempio di aggressività gratuita, mancanza di rispetto degli altri e atteggiamenti violenti significa insegnar loro ad essere un giorno persone incivili e irrispettosi (qui trovate la prima parte dell’articolo su bambini ed aggressività).

Bambini e aggressività (parte I)

litigio1Tutti gli esseri umani nascono con una dose di aggressività utile dal punto di vista evolutivo come difesa.

Spesso noi adulti ci spaventiamo di fronte a comportamenti aggressivi dei nostri figli, specie se piccoli, e vorremmo insegnar loro a difendersi e reagire. In realtà certi atteggiamenti (rubare giochi, spingere ecc) fanno parte dell’essere bambino e hanno il significato di autoaffermarsi. E’ importante che i bambini imparino fra di loro a gestire i piccoli conflitti senza l’intervento dei grandi che risulta spesso invadente e iperprotettivo. Cercare di trovare, invece, tra coetanei o tra fratelli, la giusta soluzione ai litigi, porta ad una maggiore auto efficacia (cioè ad una sensazione di essere in grado di fare le cose) .

Proibire certi impulsi aggressivi, dunque, non significa estirparli, ma impedire di elaborare l’angoscia provocata da varie situazioni (ad esempio essere esposti ad immagini di guerra o di violenza)… (continua)

Gelosia del fratellino

 

Talvolta i bambini chiedono insistentemente ai genitori di avere un fratellino, lo desiderano come fosse un giocattolo nuovo. Non appena il piccolo nasce, però, le cose cambiano drasticamente. La gelosia infuria: c’è chi la esprime verbalmente (“Ma com’è brutto! Piange troppo e fa sempre la cacca!”) e chi attraverso un comportamento controllante e minaccioso. Di fronte alla cruda realtà di un bambino in carne ed ossa il desiderio forte di prima dunque svanisce. Il figlio maggiore si accorge che il fratellino non è di sua proprietà, ma “appartiene” ai genitori e la mamma vi si dedica totalmente. Viene visto come un nemico da eliminare perciò mette in atto una serie di comportamenti aggressivi e a volte violenti. L’odio però, essendo l’altra faccia dell’amore, lascia spazio anche alle preoccupazioni e al benessere del nuovo arrivato. Spesso i bambini più grandi sono in ansia se il piccolo si ammala o se piange disperatamente. Non solo perché si sente in colpa del fatto che i suoi desideri inconsci di “farlo fuori” si stiano avverando, ma anche perché si accorge di nutrire nei suoi confronti anche sentimenti di amore e affetto.

 

Mammechefatica e…la pittura

 

Care Mamme di Mammechefatica,

e se dipingessimo un po’ insieme ai vostri bambini?

Immaginiamo già i timori…e i vostri sguardi furibondi…ma vi assicuriamo che se predisponete il materiale non succederà nulla di strano..anzi scoprirete un nuovo modo di comunicare col vostro piccolo.
La pittura e il gesto di pitturare rilassano, riducono l’aggressività e l’impulsività tipica dei piccolissimi e naturalmente liberano la fantasia.

Facciamo una prova:

– Se il bambino è piccolo meglio farlo sedere sul seggiolone

– Fissare il foglio con un pezzettino di scotch, così lavora meglio

– Intingere un pennellino oppure un tappo di sughero o un vecchio spazzolino con del colore (i colori a dita sono ad acqua e vanno via facilmente)

– Durante il momento della pittura Mammechefatica suggerisce un tono di voce molto basso oppure un sottofondo di musica classica.

– Lasciate il bambino libero di esprimersi, dipingete accanto a lui oppure osservatelo al lavoro…

– Sarà anche solo mezz’ora, ma sarà speciale!

Ancora la pipì a letto??

 

Rimanendo nel tema dell’ultimo post, rispondiamo a Marica, mamma di un bimbo di 4 anni e mezzo, che ultimamente ha ricominciato fare la pipì a letto. L’enuresi notturna è tendenzialmente un fenomeno psicosomatico che esprime un disagio nel mondo interno del bambino. Talvolta si manifesta nei momenti più delicati della crescita in occasione di situazioni particolari di cambiamento o conflittualità (inizio della scuola materna, trasloco, arrivo di un fratellino..). Il piccolo scarica così le tensioni, i timori e le pulsioni aggressive regredendo. Quello che si può fare in questi casi è non farsi prendere dall’ansia, sdrammatizzare l’accaduto e accettarlo come fenomeno passeggero. Le reazioni punitive o le derisioni sono assolutamente da evitare perché controproducenti in quanto umiliano il bambino aumentando in lui il senso di colpa. Si deve considerarlo come un piccolo incidente di percorso che è capitato a tutti e che passerà così com’è venuto.

A proposito di balbuzie nella prima infanzia..

Per rispondere a Tiziana e FedeLove che ci hanno scritto una mail privata:

Cos’è la balbuzie? È uno dei disturbi del linguaggio più frequenti nei bambini piccoli; ma spesso non si tratta solo di un problema a livello linguistico. Infatti intorno ai 2 anni (l’età dei capricci infiniti) si può leggere come espressione di aggressività repressa che scoppia improvvisamente e blocca il linguaggio. Se in questa fase così difficile (e talvolta estenuante per i genitori) il bambino riceve eccessive punizioni e rimproveri, si inibiscono le sue istintive pulsioni aggressive facendo prevalere il senso di colpa. Questo blocco può facilmente avere una ricaduta nell’espressione linguistica.

Se si tratta di balbuzie momentanee (magari insorte in un periodo di particolare stress emotivo) si consiglia di non far pesare il difetto, facendo finta di niente per non rendere ancora più insicuro e preoccupato il bambino stesso.