Non parla ancora: come fare

 

Un altro tema molto cliccato riguarda il linguaggio, più precisamente la frase “il mio bambino non parla ancora”. Molti genitori si preoccupano molto e cercano in rete eventuali suggerimenti. Di seguito scriviamo alcuni punti importanti di cui tenere sempre conto, primo tra tutti: evitare di fare paragoni tra fratelli o pari perché davvero ogni bambino ha i suoi tempi dettati da una serie di fattori socioambientali. Il linguaggio si forma prima nelle mente del piccolo poi si esprime con le prime parole e i primi tentativi che non devono essere mai corretti o forzati. Provate nel frattempo a stimolare e ancora meglio incuriosire il piccolo verso il linguaggio raccontando sempre ciò che state per fare “adesso ci prepariamo per la nanna, ci cambiamo e poi una filastrocca” “oggi sei in po’ stanco eh, dai che domani sarai in forma” provando a interpretare anche gli stati d’animo del piccolo che ancora non riesce ad esprimerli con le parole. Il racconto di storie brevi e di canzoncine rappresenta un ottimo esercizio: va fatto in modo quotidiano, più volte al giorno, ripetendo sempre la stessa melodia per un certo periodo per aumentare la capacità di concentrazione e di ascolto. Non forzate mai il bambino anche più pigro perché potrebbe reagire al contrario delle vostre aspettative. Dategli il giusto tempo continuando invece a proporre racconti interessanti e prestando attenzione alla scelta dei vocaboli. Evitate di storpiare le parole e i termini e esprimetevi sempre in modo chiaro per favorire un miglior ascolto e comprensione. Quando il piccolo si sentirà pronto inizierà a trovare piacere nell’ elaborare le prime parole che si faranno sempre più complesse e articolate nel corso dei mesi.

Chiamiamole..emozioni!

Sin da piccoli è bene abituare i bambini a verbalizzare le proprie ed altrui emozioni. Cosa significa? Dire a parole l’emozione provata, spiegando di cosa tratta, normalizzandola. Siamo infatti esseri umani ed è normalissimo provare gioia, imbarazzo, paura, rimorsi e quant’altro. Se riusciamo a trasmettere tutta questa gamma di sentimenti (positivi e “negativi” naturalmente!) i nostri bambini diventeranno un giorno degli adulti consapevoli, maturi, attenti e sensibili ai comportamenti umani. Sembra facile, ma sappiamo bene quanto sia invece un compito difficilissimo per noi grandi, così attenti ai degli altri, così spaventati dall’andare contro le aspettative degli altri su di noi. L’uso dei libri e delle storie con i piccoli è per noi un’abitudine consolidata e da consigliare a chiunque abbia a che fare con i bambini, sempre attenti ad assorbire il clima emotivo che circola intorno a loro. Come sempre siamo a disposizione per suggerimenti!

E se il mio bambino non parla ancora?..

Intorno all’anno, si sa, i bambini tendenzialmente incominciano a dire le loro prime paroline, ma, come sottolinea sempre MammeCheFatica, ogni bambino ha i suoi tempi, ben diversi da quelli dei manuali di pedagogia o puericultura. Quando è il caso di iniziare a preoccuparsi se il proprio bambino non dice nulla o davvero pochissime parole? Se gli altri aspetti (motorio, sociale, cognitivo..) ci sembrano funzionare bene, si può anche aspettare fino ai tre anni di età. L’importante è che il bambino interagisca in qualche modo con adulti e coetanei attraverso una comunicazione non verbale, che sia curioso del mondo circostante e risponda se chiamato per nome. Lo sviluppo del linguaggio dipende da moltissimi fattori e non ci deve allarmare se in ritardo rispetto ad altri bambini se tutto il resto procede bene. L’importante è sempre:
-non forzare il bambino a parlare
-non fare confronti con gli altri
-mantenere il controllo e scacciare l’ansia: si è ancora in tempo per intervenire ed eventualmente farsi aiutare
-non insistere eccessivamente sulla corretta pronuncia
-non prenderlo in giro se si esprime male
-stimolarlo con la lettura di fiabe e storie (l’apprendimento per imitazione funziona sempre molto!)
-verbalizzare i suoi desideri/sentimenti

Guerre, terremoti, attentati o altri eventi traumatici: che parole usare con i bambini?

Siamo purtroppo ancora in tempi di guerra, attentati, incidenti e catastrofi naturali. Può capitare che i bambini anche in età prescolare vedano accidentalmente immagini forti in tv o dal pc, non filtrate dagli adulti. Come tamponare eventuali preoccupazioni? Come rispondere di fronte a domande molto chiare?

Chiaramente non si può mentire ai bambini fingendo che vada tutto bene, ma, prima di spiegare è opportuno chiedere cosa sa lui/lei. “Come mai mi fai questa domanda?”, può essere infatti che il bambino abbia già delle informazioni da altri e non è il caso di confonderlo.

Inoltre si deve dare una risposta semplice, coerente e rassicurante aggiungendo il fatto che certe cose accadono lontano da noi, che, ad esempio, la maggior parte delle persone vuole la pace e che si sta lavorando per questo. Riportare al qui ed ora “Comunque adesso noi siamo qui insieme e ne stiamo parlando”.. per riorientare al presente.

Altra cosa fondamentale è quella di riconoscere ed accogliere lo stato emotivo proprio e del bambino, senza negare. Infine è essenziale mantenere la possibilità in futuro di poter tornare sull’argomento se il piccolo ne avrà desiderio, mantenere con lui una vicinanza fisica autentica e mantenere una routine normale perchè rassicurante.

Piccoli e grandi cambiamenti: anche i bambini li avvertono

comunicare con i bambiniNon smettiamo mai di stupirci quando dei bambini, anche molto piccoli, colgono (talvolta anche prima degli adulti) dei cambiamenti in famiglia , piccoli e grandi che siano. Li avvertono a pelle, con una sensibilità inaspettata. Stiamo parlando delle relazioni fra genitori, (semplici discussioni o separazioni in arrivo), traslochi, cambi di lavoro di mamma o papà, preoccupazioni “nell’aria”, arrivo di un fratellino..

I bambini hanno davvero delle “antennine speciali” per cogliere ciò che sta succedendo in famiglia, noi adulti dobbiamo esserne consapevoli e non pensare che “dato che sono piccoli non possono capire, quindi nemmeno soffrire”. Al contrario, capiscono perfettamente e soffrono in silenzio, senza capirne il motivo. I grandi hanno quindi il compito, duro, ma inevitabile, di dialogare, parlare con parole semplici e spiegare loro i motivi di certi cambiamenti. Solo con la parola, infatti, si possono acquietare gli animi e trovare una maggiore serenità. Insegniamo ai bambini ad essere onesti, rispettosi e capaci di esprimere le nostre emozioni (anche se non sono sempre positive).

Quali sono le parole giuste per dirlo?

comunicarePer alcune situazioni drammatiche e penose non ci sono le parole giuste da utilizzare con i più piccoli. Non ci sono proprio parole quando il dolore sovrasta tutto. Senz’altro, però, ci sono alcuni accorgimenti da seguire. Vediamone alcuni:

-non nascondere mai al bambino, anche se piccolo, ciò che sta accadendo. I bambini colgono tutto, anche le emozioni più profonde e non è vero che non parlando di malattie, lutti, separazioni ecc stanno meglio e non vengono feriti. Anzi. Ogni bambino va rispettato e così i suoi sentimenti

-usare parole semplici e chiare, sottolineando sempre il fatto che quello che sta succendo non dipende da lui, il bambino non ha alcuna responsabilità e dunque non deve sentirsi in colpa

-preparare il più possibile prima il piccolo a quello che succederá, se  il caso anche avvalendosi di un aiuto psicologico di un professionista esterno e informare educatrici, insegnanti e tutte le persone adulte che si occupano di lui per creare una buona rete di sostegno

-gli adulti intorno al piccolo devono sentirsi liberi di mostrare le proprie emozioni senza timori, solo così anche lui potrà sentirsi legittimamente triste e arrabbiato senza la paura di star facendo qualcosa di sbagliato

Aiuto! Il mio bambino non parla ad un anno.. (parte I)

 

Quello scelto è chiaramente un titolo ironico: benchè i manuali di istruzione per “genitori ineccepibili” indichino come momento di acquisizione del linguaggio un anno circa, sappiate che in realtà si tratta un’età di riferimento e niente più. Anzi, lo sviluppo linguistico è molto variabile (ciò che è abbastanza frequente, in genere,  che i maschi sono più lenti delle femmine). I libri che scandiscono in modo rigido le tappe di sviluppo psicofisico dei bambini ne tracciano rappresentazioni idealizzate che spesso allarmano inutilmente i genitori. Piuttosto, per discernere eventuali ritardi o difficoltà si può utilizzare come elemento valido la capacità comunicativa del bambino. Pur non esprimendosi a parole, può infatti essere perfettamente in grado di farsi capire.

Adottare un bambino..(parte prima)

 

Scegliere di adottare un bambino significa avere un autentico desiderio, non solo di avere un figlio, ma anche di fare i genitori. E’ senz’altro una situazione molto delicata che richiede sensibilità, amore e generosità in cui è necessario lavorare affinchè il bambino adottato cresca con un attaccamento sicuro. Per fare ciò è importante che il piccolo si senta parte dell’ambiente che lo circonda e non un estraneo. Come si favorisce una sensazione di questo tipo? Attraverso una buona comunicazione affettiva che raccolga la storia del bambino, dandone un significato. Ricordiamogli, per esempio, che lui è nato dalla pancia della sig.ra X che non ha potuto occuparsi di lui, ma la mamma e il papà siete voi, coloro che hanno scelto il difficile ruolo di genitori. La scelta dei termini giusti, sensibili e “curativi” è fondamentale; a questo proposito evitate parole che feriscono come il fatto di essere stati abbandonati. Tuttavia ricordiamoci sempre che il silenzio non protegge, ma fa solo del male!

Il gesto? vale più di mille parole…

 

Mammechefatica risponde ad una mail, che pone un quesito interessante.

” Come faccio a far capire ai miei figli certe regole base, fondamentali come il rispetto, la gentilezza e la buona educazione, a me pare di non fare mai abbastanza”.

La risposta è molto più banale di quanto non si pensi, poichè con i bambini, specie se piccoli è importante l’uso dei gesti e delle immagini. La memoria visiva è più incisiva di mille parole. Quindi consigliamo di compiere davanti ai nostri bambini gesti simbolici (come offrire il posto ad una persona anziana in autobus, ringraziare sempre per tutto, aprire la porta e far passare prima gli altri, imparare a salutare in ogni circostanza….)

e potrete constatare (nel tempo) che essi saranno in grado di imitarvi e riprodurre gli stessi movimenti con piacere e disinvoltura.