Come trasmettere ai figli un buon rapporto con la lettura?

E’ iniziato da poco il nuovo anno scolastico e MammeCheFatica ha pensato di dare piccoli suggerimenti ai genitori (ed educatori) per aiutare i bambini (dalla scuola d’infanzia in su, ma anche in età da nido non fa male, anzi!) ad impostare un buon rapporto con i libri:
1. Dimostrare ai bambini che gli adulti in primis sono amanti della lettura
2. Permettere loro di scegliere autonomamente i libri senza dare giudizi di valore
3. Non costringerli a leggere
4. Considerare la lettura come un gioco piacevole e divertente
5. Non contrapporre il libro alla TV o al PC
La lettura ad alta voce ai piccolissimi, tra l’altro, non solo favorisce lo sviluppo cognitivo e la relazione affettiva con gli adulti di riferimento, ma anche calma molto il bambino.
Buona lettura a tutti!!

E se il mio bambino non parla ancora?..

Intorno all’anno, si sa, i bambini tendenzialmente incominciano a dire le loro prime paroline, ma, come sottolinea sempre MammeCheFatica, ogni bambino ha i suoi tempi, ben diversi da quelli dei manuali di pedagogia o puericultura. Quando è il caso di iniziare a preoccuparsi se il proprio bambino non dice nulla o davvero pochissime parole? Se gli altri aspetti (motorio, sociale, cognitivo..) ci sembrano funzionare bene, si può anche aspettare fino ai tre anni di età. L’importante è che il bambino interagisca in qualche modo con adulti e coetanei attraverso una comunicazione non verbale, che sia curioso del mondo circostante e risponda se chiamato per nome. Lo sviluppo del linguaggio dipende da moltissimi fattori e non ci deve allarmare se in ritardo rispetto ad altri bambini se tutto il resto procede bene. L’importante è sempre:
-non forzare il bambino a parlare
-non fare confronti con gli altri
-mantenere il controllo e scacciare l’ansia: si è ancora in tempo per intervenire ed eventualmente farsi aiutare
-non insistere eccessivamente sulla corretta pronuncia
-non prenderlo in giro se si esprime male
-stimolarlo con la lettura di fiabe e storie (l’apprendimento per imitazione funziona sempre molto!)
-verbalizzare i suoi desideri/sentimenti

I genitori di oggi: come sono diversi da un tempo!

Chi lavora nell’ambito dell’educazione se ne accorge ogni giorno: i bambini, così come le loro famiglie, sono molto cambiate negli ultimi decenni. Per fortuna i cosiddetti “padri-padroni”, autoritari e irreprensibili sono sempre meno numerosi, al contrario si sta facendo largo una figura paterna più presente e affettuosa. Allo stesso tempo è molto cambiato anche il ruolo femminile: le madri non sono più “solo madri”, dedite alla casa e ai bambini, ma anche donne, magari in carriera e si fanno in quattro per riuscire a conciliare la famiglia e il lavoro, rinunciando spesso a molte passioni o aspirazioni. Le famiglie sono meno numerose di un tempo e i figli sono i veri protagonisti: aspettati e desiderati a lungo, su di loro gli adulti si proiettano grandi ambizioni. Sicuramente non c’è un “meglio” o un “peggio”: come sempre nei cambiamenti vi sono aspetti positivi e altri negativi. Quella che forse si sta diffondendo sempre più è la tendenza (molto pericolosa) dei genitori di oggi di mettersi allo stesso piano dei figli, in una democrazia dei rapporti dove si sottovaluta la giusta distanza e soprattutto il valore delle regole. Le regole, i “NO”, detti con determinazione, coerenza e condivisi con il partner, sono fondamentali per crescere perchè orientano e contengono. Su questo chi si occupa di pedagogia e psicologia dello sviluppo deve lavorare a fondo: le regole fanno bene e favoriscono uno sviluppo sano di ogni bambino. Cari Genitori: non abbiate paure a darle!

Le provocazioni dei bambini: com’è meglio comportarsi?

Spesso l’oppositività e la provocazione sono associate alla fase adolescenziale, dove i figli stanno crescendo e biologicamente sentono la spinta a rifiutare i genitori e gli adulti in generale. In realtà, a livelli inferiori, anche nei bambini piccoli si possono riscontrare moti di rifiuto, opposizione, rabbia e provocazione. A partire dai due anni circa, infatti, i bambini imparano a capire di essere persone distinte dai genitori, con il potere di affermare la propria volontà. Dunque iniziano i cosiddetti capricci (termine dispregiativo che non approviamo molto), i “No”, le urla e le sfide. In qualche modo è come se il bambino chiedesse provocatoriamente a mamma e papà: “Mi vuoi bene anche se faccio il monello?”. Se la reazione dei grandi è ferma, ma anche comprensiva, i bambini riceveranno quel senso di fiducia fondamentale per poter crescere in armonia. Se invece gli adulti trasmettono un messaggio giudicante, che suona come un’ etichetta indelebile (“Sei un monello, cattivo, intrattabile!”), alla lunga i figli non faranno altro che confermare l’idea che gli altri hanno di lui. Riflettiamo sull’influenza enorme che i comportamenti degli adulti hanno sui bambini in fase evolutiva.

La violenza sui minori: come prevenirla?

affettoPurtroppo spesso per lavoro veniamo a conoscenza di storie di violenza sui bambini e ci stringe il cuore sentirci impotenti di fronte ai fatti compiuti. Non ci sono parole per descrivere il dramma che molti minori hanno subito e subiscono quotidianamente.E’ un tema delicato, ma è giusto affrontarlo e non negarlo.

In realtà non siamo inermi, tutti noi possiamo fare qualcosa per contrastare la violenza, possiamo ascoltare, possiamo intervenire e soprattutto pre-venire. La prevenzione è sempre lo strumento migliore per una vita più serena (per tutti). Noi adulti infatti, non solo come operatori dell’infanzia o genitori, abbiamo il compito e la responsabilità di agire e arginare questi comportamenti abusanti e minanti uno sviluppo sano. In che modo? Senz’altro promuovendo sin da piccolissimi il rispetto, la tolleranza dell’altro, le differenze (esempio nel corpo dei maschietti e delle feminucce), l’affetto e i sentimenti. Inoltre è importante favorire sempre una buona comunicazione, in particolare sul tema delle emozioni. Non sempre è facile per noi adulti, ma dobbiamo sforzarci di trasmettere un’assoluta tranquillità ai più piccoli rispetto ad un’adeguata espressione delle emozioni, anche di quelle negative.

Infine è fondamentale insegnare ai bambini come distinguere un avvicinamento e un contatto da parte degli adulti adeguato e uno non adeguato, formandoli su come e quando chiedere aiuto.
Se ognuno, nel suo piccolo, si attivasse verso questa direzione, limiteremmo di molto questo fenomeno assurdo e ingiusto.