Quanto le esperienze di vita incidono sullo sviluppo del bambino?

Lavorando ormai da anni con bambini e genitori ci accorgiamo di quanto le primissime esperienze di vita, anche prenatali dei genitori incidano sullo sviluppo futuro del bambino. Lo stato d’animo della madre durante la gravidanza, la relazione di coppia, la presenza o meno di un partner, i lutti, le ospedalizzazioni, le separazioni e i grandi cambiamenti influenzano molto la crescita dei bambini. Le emozioni vengono percepite molto intensamente dal neonato e si riflettono sul suo comportamento, sulla sua personalità e sul suo modo di relazionarsi con gli altri quando sarà più grande. Ma quindi, se per sfortuna ci dovesse capitare qualcosa di brutto, il neonato sarà influenzato e traumatizzato per tutta la vita? Per fortuna non è tutto già scritto, noi abbiamo gli strumenti per evitare che il bambino cresca con un malessere, lui stesso può avere la resilienza necessaria per affrontare gli ostacoli, noi tutti possiamo farci aiutare per superare i problemi e una speranza c’è! L’importante è interrogarsi, mettersi in discussione, essere consapevoli, non rimanere da soli con il proprio male ed eventualmente rivolgersi a un professionista competente.

Per saperne di più: MammeCheFatica suggerisce la lettura di: “Professione bebè” di B. Cramer ed Boringhieri

Separazione: le emozioni dei bambini

Lula sul lettoI bambini, per quanto si pensi non possano capire, soffrono le separazioni fra mamma e papà. Le loro emozioni possono essere così intense da non riuscire a gestirle da soli. Un libretto delicato, scritto da Silvia Colombo può essere utile per tutti i bambini che stanno affrontando questo monento difficile. Ecco la nostra recensione di “Lula sul letto”, LO Editions, 40 pag., € 14.

Di cosa si tratta? Il libro racconta la storia di una bambina di 8 anni, Lula, arrabbiata con la madre e le due sorelle per essersi trasferita in una nuova casa senza il papà. Come reazione decide di non scendere più dal suo letto altissimo.

Perchè ci piace? Lula è testarda, molto arrabbiata e risentita con la sua famiglia, ma un incontro con un gattino nero, Cielo, le permetterà di capire e di agire. Cielo dopo un iniziale fase di adattamento andrà a far parte della famiglia e farà compagnia a Lula osservando insieme le stelle dal  suo letto-castello.

MammeCheFatica lo consiglia perchè: Il punto di vista è proprio quello di un bambino, con le sue emozioni e i suoi pensieri ed ha uno sguardo onesto verso il mondo degli adulti. E’ consigliato dai 4 anni in poi.

Piccoli e grandi cambiamenti: anche i bambini li avvertono

comunicare con i bambiniNon smettiamo mai di stupirci quando dei bambini, anche molto piccoli, colgono (talvolta anche prima degli adulti) dei cambiamenti in famiglia , piccoli e grandi che siano. Li avvertono a pelle, con una sensibilità inaspettata. Stiamo parlando delle relazioni fra genitori, (semplici discussioni o separazioni in arrivo), traslochi, cambi di lavoro di mamma o papà, preoccupazioni “nell’aria”, arrivo di un fratellino..

I bambini hanno davvero delle “antennine speciali” per cogliere ciò che sta succedendo in famiglia, noi adulti dobbiamo esserne consapevoli e non pensare che “dato che sono piccoli non possono capire, quindi nemmeno soffrire”. Al contrario, capiscono perfettamente e soffrono in silenzio, senza capirne il motivo. I grandi hanno quindi il compito, duro, ma inevitabile, di dialogare, parlare con parole semplici e spiegare loro i motivi di certi cambiamenti. Solo con la parola, infatti, si possono acquietare gli animi e trovare una maggiore serenità. Insegniamo ai bambini ad essere onesti, rispettosi e capaci di esprimere le nostre emozioni (anche se non sono sempre positive).

Quali sono le parole giuste per dirlo?

comunicarePer alcune situazioni drammatiche e penose non ci sono le parole giuste da utilizzare con i più piccoli. Non ci sono proprio parole quando il dolore sovrasta tutto. Senz’altro, però, ci sono alcuni accorgimenti da seguire. Vediamone alcuni:

-non nascondere mai al bambino, anche se piccolo, ciò che sta accadendo. I bambini colgono tutto, anche le emozioni più profonde e non è vero che non parlando di malattie, lutti, separazioni ecc stanno meglio e non vengono feriti. Anzi. Ogni bambino va rispettato e così i suoi sentimenti

-usare parole semplici e chiare, sottolineando sempre il fatto che quello che sta succendo non dipende da lui, il bambino non ha alcuna responsabilità e dunque non deve sentirsi in colpa

-preparare il più possibile prima il piccolo a quello che succederá, se  il caso anche avvalendosi di un aiuto psicologico di un professionista esterno e informare educatrici, insegnanti e tutte le persone adulte che si occupano di lui per creare una buona rete di sostegno

-gli adulti intorno al piccolo devono sentirsi liberi di mostrare le proprie emozioni senza timori, solo così anche lui potrà sentirsi legittimamente triste e arrabbiato senza la paura di star facendo qualcosa di sbagliato

Le famiglie monoparentali in Italia

famiglie monoparentaliSempre più spesso la nostra società vede nascere nuove forme di famiglie: arcobaleno, ricomposte e monoparentali. Quest’ultime sono caratterizzate da uno o più figli e un solo genitore. In Italia sono circa 5mln e sono per la maggior parte costituite da donne, separate o lasciate dal partner. In ogni caso la situazione è molto difficile perchè oltre ai problemi che ne derivano nel rapporto con i figli anche quelli più “concreti” non passano purtroppo in secondo piano. Con la crisi infatti i problemi economici aumentano soprattutto per chi deve sobbarcarseli da solo. Questa condizione necessita di una rete di sostegno che purtroppo in Italia ancora scarseggia. Il problema principale è il fatto di concentrare la responsabilità della crescita dei figli su una sola persona che, tra l’altro, deve anche elaborare il suo lutto personale. In genere poi i bambini che vivono in queste famiglie sono più responsabilizzati dei loro pari in quanto si sentono in dovere di essere molto maturi per aiutare il genitore in difficoltà, ma questo non è sempre un aspetto positivo perchè c’è il rischio di adultizzarlo troppo.

Come fare a gestire i distacchi e le separazioni…

 

Come fare a gestire e vivere serenamente (o quantomeno tentarci) i distacchi e le separazioni? Già, sembra facile ma non lo è per niente invece nella vita quotidiana..complici mille fattori e condizionamenti esterni…e poi tutto il ‘materiale emotivo’ che ognuno di noi si porta con sè…

Detto questo però quando si tratta di dover salutare o lasciare per qualche ora o giorno (o per un periodo più lungo) il proprio bambino, vi è un’esigenza da parte nostra: Lasciarsi Bene.

Perchè si sa, dover andar via e sentire il pianto del nostro bambino ci riempe di sensi di colpa e ci fa sentire piccoli piccoli…

– E’ sempre importante però prepararsi e preparare (di conseguenza) il proprio bambino, come per tutte le cose.

– fare in modo che la persona che subentra nella cura del piccolo sia in grado di consolarlo e spiegargli in modo fermo e deciso che (la mamma o il papà tornerà, e nel frattempo gli prepareranno insieme qualcosa da mostrare..)

– Mai illudere o peggio tradire le aspettative del piccolo. I bambini capiscono sempre e afferrano le cose, anche se piccoli e non parlano ancora.

Anzichè distrarre il piccolo, Mammechefatica propone di coivolgere il bambino in un’ attività o una lettura o una canzoncina…accettando il suo pianto e la sua tristezza. (non è una missione facile..ci vuole impegno e lavoro su sè stessi..ma essrene consapevoli aiuta..)