E se il mio bambino non parla ancora?..

Intorno all’anno, si sa, i bambini tendenzialmente incominciano a dire le loro prime paroline, ma, come sottolinea sempre MammeCheFatica, ogni bambino ha i suoi tempi, ben diversi da quelli dei manuali di pedagogia o puericultura. Quando è il caso di iniziare a preoccuparsi se il proprio bambino non dice nulla o davvero pochissime parole? Se gli altri aspetti (motorio, sociale, cognitivo..) ci sembrano funzionare bene, si può anche aspettare fino ai tre anni di età. L’importante è che il bambino interagisca in qualche modo con adulti e coetanei attraverso una comunicazione non verbale, che sia curioso del mondo circostante e risponda se chiamato per nome. Lo sviluppo del linguaggio dipende da moltissimi fattori e non ci deve allarmare se in ritardo rispetto ad altri bambini se tutto il resto procede bene. L’importante è sempre:
-non forzare il bambino a parlare
-non fare confronti con gli altri
-mantenere il controllo e scacciare l’ansia: si è ancora in tempo per intervenire ed eventualmente farsi aiutare
-non insistere eccessivamente sulla corretta pronuncia
-non prenderlo in giro se si esprime male
-stimolarlo con la lettura di fiabe e storie (l’apprendimento per imitazione funziona sempre molto!)
-verbalizzare i suoi desideri/sentimenti

Genitori anche d’estate!

Approfittate dell’estate per ritagliarvi qualche minuto in silenzio e osservare il gioco o l’attività che sta compiendo il vostro bambino o nipotino, possibilmente senza intervenire (non è facile, ma provateci!). L’intervento dell’adulto muta inevitabilmente il naturale svolgimento dell’azione ludica in corso. Osservare i bambini giocare di tanto in tanto è importante poiché scandisce il passare del tempo, possiamo notare le piccole conquiste e i progressi fatti finora. Osservarli però non significa venerarli a tutti i costi e dover anticipare loro ogni parola o oggetto senza motivo, riempirli di giochi e merendine col disperato tentativo di riempire ogni vuoto possibile, oppure assecondarli evitando ogni scontro. Le vacanze, dal nostro punto di vista psicopedagogico, servono anche a questo. Avendo più tempo a disposizione perché non concedersi il lusso di provare a creare delle occasioni di cambiamento anche nel rapporto con i figli?!

Buon lavoro educativo!

Gelosia fraterna

..Se non ci fosse sarebbe strano, molto strano! E invece è normalissimo che si percepisca perché il desiderio di ogni bambino è di essere unico per la sua mamma e il suo papà e condividerne l’affetto non è sempre facile e automatico. Cosa possono fare i genitori per contenere questa emozione così comune?
-Normalizzare questo sentimento, cioè pensare che sia assolutamente sano e comprensibile
-Leggere storie ai bambini che affrontano questi sentimenti, mettendoli in parole e usando l’ironia
-Proporre, nel limite del possibile, momenti separati ai figli, sia con mamma, sia con papà, facendo loro sperimentare dei momenti “speciali ed unici”
-Non fare confronti tra i figli: sono tutti diversi, ognuno con i propri limiti e potenzialità
-Trattarli equamente, ma sempre considerandone le particolarità
-Non chiedere al maggiore troppa responsabilità nei confronti del più piccolo: non va adultizzato, ma sempre trattato come bambino
-Dare loro il buon esempio di collaborazione e coesione tra fratelli
-Lasciare i loro spazi, fatti anche di litigi e incomprensioni, per aiutarli ad imparare a gestire il conflitto in modo evolutivo

In estate? Si legge!

Qual è la stagione migliore per coltivare il piacere della lettura se non quella estiva? Non abbiamo scuse, questo vale per i Grandi e per i Piccoli aspiranti lettori. Andare insieme in libreria e regalarsi un bel libro è da sempre un bel gesto senza nulla togliere anche alle biblioteche che spesso hanno dei reparti davvero forniti e attrezzati anche per accogliere i più piccoli con tavolini e seggioline ad hoc. Consigliamo di far leggere tutti, anche i bebè, che a modo loro ascoltano la voce narrante e possono ripetere mediante le lallazioni. Dare un libretto in mano rappresenta un gesto carico di significati dove il bambino può, a seconda dell’eta’, imitare l’adulto nella lettura, leggere a modo proprio la storia e le immagini, tastare il libretto, assaggiarlo (provando a mordere il libretto) e così via. È una modalità di gioco e di scoperta che va incoraggiata e strutturata per far sì che da grandi i bambini possano apprezzare i vari libri e romanzi e diventino dei veri lettori insaziabili! Il libro va letto e riletto, non ci si deve mai fermare ad una prima lettura superficiale!

E i vostri bambini apprezzano i libri?

 

 

 

 

 

Siamo amici? No, genitori e figli, grazie

Una tendenza molto diffusa ultimamente è quella di trattare i propri figli alla stregua di amici, stando sullo stesso piano, raccontando loro cose da adulti e pretendendo da loro un comportamento da persone mature. Ma i figli non possono essere nostri amici. Avere con loro un rapporto simmetrico non significa essere migliori genitori, così come vestirsi uguali, parlare come loro o confidarsi su tematiche personali. Si è genitori “sufficientemente buoni” (e non perfetti, perché la perfezione non una caratteristica di nessun essere umano) se ci si relaziona con loro mantenendo una “giusta distanza“, cioè non troppo vicina, né troppo lontana. Spiegare loro per filo e per segno, con una “pappardella” di 10 minuti perché un comportamento è più giusto di un altro è un errore da non fare: i bambini hanno una bassa soglia di attenzione e, a seconda della loro età, possono addirittura non capire alcuni termini. E’ importante invece essere concisi e determinati nel dire un “NO” in quanto adulti responsabili che sanno cosa è bene e cosa è male per loro. Non c’è negoziazione che tenga. E questo non è un danno per i bambini, ma, anzi, un aiuto che si dà loro per imparare a crescere con un senso di contenimento rassicurante.

Manca davvero poco!

Per le scuole primarie e secondarie si tratta davvero di “resistere” ancora pochissimi giorni, mentre per nidi e scuole d’infanzia, manca solo un mese.. eh sì, perché non sono solo i bambini ad essere stanchi e affaticati dalla fine dell’anno, dalle verifiche, dalle recite, dai saggi e dalle numerose feste. Anche gli insegnanti e gli educatori infatti fanno il conto alla rovescia per arrivare ad un sano momento di relax e riposo.

Questo post lo vogliamo dedicare a loro, gli esperti dell’educazione, spesso poco considerati e valorizzati, anche nella fatica di una professione così delicata, di responsabilità e stancante. Non si tratta solo della fatica fisica (prendi i bambini in braccio se piccoli, gioca con loro, proponi diverse attività ecc..), ma soprattutto di quella mentale di tenere in mente il bambino, la famiglia che ci sta dietro, le loro emozioni, le loro storie (ma anche quelle personali che inevitabilmente si intrecciano), il servizio per cui si lavora, i colleghi con cui si condivide un certo percorso ecc ecc.. E’ faticoso e dobbiamo riconoscervelo, quindi resistete ancora un pochino e poi godetevi una meritata vacanza..che poi lo sappiamo che proprio perché così stimolante, amate profondamente questo lavoro e già dopo poche settimane starete pensando ai “vostri”  bambini e alle novità del successivo anno scolastico!!!! 😉