Adottare un bambino..(parte prima)

 

Scegliere di adottare un bambino significa avere un autentico desiderio, non solo di avere un figlio, ma anche di fare i genitori. E’ senz’altro una situazione molto delicata che richiede sensibilità, amore e generosità in cui è necessario lavorare affinchè il bambino adottato cresca con un attaccamento sicuro. Per fare ciò è importante che il piccolo si senta parte dell’ambiente che lo circonda e non un estraneo. Come si favorisce una sensazione di questo tipo? Attraverso una buona comunicazione affettiva che raccolga la storia del bambino, dandone un significato. Ricordiamogli, per esempio, che lui è nato dalla pancia della sig.ra X che non ha potuto occuparsi di lui, ma la mamma e il papà siete voi, coloro che hanno scelto il difficile ruolo di genitori. La scelta dei termini giusti, sensibili e “curativi” è fondamentale; a questo proposito evitate parole che feriscono come il fatto di essere stati abbandonati. Tuttavia ricordiamoci sempre che il silenzio non protegge, ma fa solo del male!

Quando i genitori…

 

Quando i genitori litigano…come comportarsi col proprio bambino?

Mammechefatica invita innanzitutto i genitori a litigare o discutere il meno possibile almeno in presenza dei figli (specie se piccoli) anche se sappiamo bene che talvolta la discussione avviene in modo improvviso ed è difficile da controllare…

Qualora fosse accaduto un litigio..o una forte discussione prendere il bambino in braccio e rassicurarlo: “la mamma e il papà hanno discusso un po’ ma tra poco faranno la pace…capita a volte..”

E’ importante trasmettere al bambino che nonostante tutto i genitori si vogliono ancora bene e che si è trattato di un momento..

E’ molto importante inoltre dare un messaggio riparatorio e di conferme.

Il bambino potrebbe sentirsi disorientato e spaesato e non sapere con chi allearsi, quindi ripetergli che presto il papà e la mamma torneranno sereni contribuirà ad una maggiore tranquillità e calma emotiva.

Ricordiamoci che i bambini sono molto attenti ai gesti più che alle parole quindi dimostriamo loro che si è trattato solo di un episodio

quasi da dimenticare…

 

 

“Faccia da mostro”

 

Care Mamme e Papà,

vi consigliamo un libro davvero simpatico, edito da Piemme: “Faccia da mostro”, di Loredana Frescura e illustrato da Sara Not.

Di cosa tratta: un dialogo ironico tra mamma e bambino che parla di emozioni.

Perchè ne parliamo: perchè rappresenta uno strumento efficace per il genitore che desidera parlare al figlio di ciò che è successo prima della sua nascita in modo poetico.

MammeCheFatica lo consiglia perchè: ha una vena ironica, ma sensibile, adatta per i bambini dai 3 anni in su che vi chiederanno di leggerlo e rileggerlo mille volte condividendo gioie e timori.

Come far passare la paura del water al mio bambino?

 Talvolta qualche bambino in età prescolare incomincia ad avere paura del water e dunque si rifuta di fare lì pipì e popò. Cosa possono fare i genitori di fronte a questa (apparentemente inspiegabile) paura? Prima di tutto è importante capire che per un bambino non è così scontato raggiugere subito un buon controllo sfinterico: questa fase evolutiva è complessa e richiede molte risorse. I bambini possono temere di cadere nel water o di esserne in qualche modo risucchiati così fanno fatica ad evacuare tranquillamente. Per aiutarlo è essenziale rassicurarlo sul fatto che tutti lo usano (se capita anche dimostrandoglielo concretamente), che è importnate fare i prpri bisogni altrimenti si soffre di mal di pancia. Un’altra possibilità è anche quella di fare il “gioco del bagno” con animaletti o bamboline in modo che il piccolo possa immedesimarsi, evitando di equiparare la cacca a qualcosa di sporco e disgustoso per non farli sentire ingiustamente in colpa. Leggere insieme un libro sull’ uso del vasino e del water può essere un altro modo per aiutarlo oltre a lodarlo non appena prende coraggio e affronta questo ostacolo.

Come impegnare questi lunghi giorni di vacanza?

 

Se rimanete in città e non potete puntare su sci e camminate in montagna per scacciare lanoia dei vostri bambini, allora vi proponiamo:

-musei (la cultura è fondamentale fin da piccolissimi!)

-cinema

-spettacoli teatrali per bambini

-pattinaggio sul ghiaccio (per rimanere in tema natalizio)

-lavoretti creativi di ogni tipo (largo alla fantasia!)

-preparazione di torte e biscotti (solo sotto stretta supervisione di Mamma!!)

-brunch per bambini (se avete ancora un pò di spazio…)

– ora di compiti

Giochiamo insieme? Sì ma a patto che..

Giochiamo insieme? Sì ma a patto che..

  • nessuno si faccia male
  • non si rompano gli oggetti
  • non si giochi “per dovere” (il bello è proprio condividere la gioia di questi momenti: se si è troppo stanchi o nervosi, meglio rimandare!)
  • non si insista nel rendere ogni attività esclusivamente “didattica” sottolineando continuamente le regole
  • non si imponga al bambino un modo di giocare, ma seguirli nelle loro idee, anche se a noi sembrano senza senso
  • non si tenga la tv accesa durante il gioco

Quando si parla di gioco, non ci si riferisce solo ad un’esperienza ma come scrive Bateson, “è un modo di fare le cose e una cornice (frame) dentro cui leggiamo gli eventi” quindi non è tanto l’azione in sè che definisce che cosa sia gioco e che cosa non lo sia, ma il segnale che i giocatori si scambiano.

Idee per trasformare un pomeriggio piovoso in un momento di gioco:

Idee per trasformare un pomeriggio piovoso in un momento di gioco:

  • Travestirsi con abiti vecchi di mamma e papà
  • Cucinare biscotti, torte e impastare pizze
  • Creare una casetta delle bambole con una scatola di cartone
  • Fare un collage con foto ritagliate da riviste vecchie
  • Giocare con la farina come fosse sabbia
  • Guardare l’album delle foto di fronte ad una bella tazza di cioccolata calda fumante preparata insieme

In fondo basta un pizzico di creatività per divertirsi e stare insieme serenamente..Ricordiamoci che ai bambini interessa di più un gioco artigianale, ma “costruito” con amore, piuttosto che un anonimo oggetto costoso..

Il punto sta non tanto nel diventare giocatori potenziali, ma nel saper giocare, ossia nel sapersi trasformare, inventare nuovi ruoli e immaginare altre realtà, come scrive Manuzzi in Pedagogia del gioco e dell’animazione (ed. Guerrini Studio,2002).

 

Il gioco (parte I)

Cos’è il gioco? Per i bambini è tutto. Rappresenta una modalità di apprendimento, di sviluppo della fantasia e della creatività, ma favorisce anche le relazioni. Certamente un bambino può giocare da solo, ma se in compagnia di un adulto può sfruttare l’occasione per sperimentare nuovi ruoli, soluzioni ai conflitti e modi di comunicare con gli altri. Inoltre il momento del gioco costituisce anche uno scambio affettivo, motivo per cui si sente spesso dire che non importa la quantità di tempo di un genitore dedicata al gioco, ma la qualità del tempo stesso. MammeCheFatica è d’accordo con questa affermazione, purchè non si sminuiscano le esigenze di base di ogni bambino di poter trascorrere qualche ora con i propri genitori, lavoro permettendo. Come può comportarsi un adulto? Le uniche regole da rispettare sono:

  • ricordarsi delle emozioni infantili
  • lasciarsi trasportare dalla fantasia
  • divertirsi autenticamente condividendone la gioia (i bambini se ne accorgono se non siete coinvolti dal gioco e vi state annoiando!)

Gelosia del fratellino

 

Talvolta i bambini chiedono insistentemente ai genitori di avere un fratellino, lo desiderano come fosse un giocattolo nuovo. Non appena il piccolo nasce, però, le cose cambiano drasticamente. La gelosia infuria: c’è chi la esprime verbalmente (“Ma com’è brutto! Piange troppo e fa sempre la cacca!”) e chi attraverso un comportamento controllante e minaccioso. Di fronte alla cruda realtà di un bambino in carne ed ossa il desiderio forte di prima dunque svanisce. Il figlio maggiore si accorge che il fratellino non è di sua proprietà, ma “appartiene” ai genitori e la mamma vi si dedica totalmente. Viene visto come un nemico da eliminare perciò mette in atto una serie di comportamenti aggressivi e a volte violenti. L’odio però, essendo l’altra faccia dell’amore, lascia spazio anche alle preoccupazioni e al benessere del nuovo arrivato. Spesso i bambini più grandi sono in ansia se il piccolo si ammala o se piange disperatamente. Non solo perché si sente in colpa del fatto che i suoi desideri inconsci di “farlo fuori” si stiano avverando, ma anche perché si accorge di nutrire nei suoi confronti anche sentimenti di amore e affetto.

 

Lettone sì o no?

 

Ognuno ha il suo pensiero..secondo MammeCheFatica la cosa migliore sarebbe che il piccolo dormisse dal primo giorno nella culla nella sua cameretta. Se non fosse possibile perché non si dispone di due stanze, allora provate a creare comunque una separazione fisica (che ne rispecchia una mentale fondamentale) fra l’ambiente in cui dormono i genitori e quello del bambino. Come resistere ai suoi pianti notturni? Questo in qualche modo è un “ricatto” che scaturisce dal comportamento stesso di Mamma e Papà. Cioè il bambino ha capito che in risposta al pianto c’è il lettone, dunque insiste fin quando non ottiene quello che desidera. Meglio dunque consolarlo, calmarlo, ma senza portarlo con sé nel letto matrimoniale perché è importante per lo sviluppo che un bambino impari ad affrontare la solitudine, la separazione e anche l’esclusione dai genitori. Ovviamente ci sono le eccezioni alla regola da valutare di volta in volta!

..SHHHHHHHHH…Sogni d’oro!